Gli occhi del poeta, con Magurno nelle terre di Montale
«Una carezza disfiora / la linea del mare e la scompiglia / un attimo, un soffio lieve che s’infrange e ancora / il cammino ripiglia. / (...) sotto l’azzurro fitto /del cielo qualche uccello di mare se ne va; / né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: / “Più in là!”». Versi di vento, il Maestrale, che Eugenio Montale annota fra le dense divagazioni di Ossi di seppia (1925). Schiuma di mare e di poesia. Di viaggio e di vita (e il suo male di vivere) che il poeta ligure, premio Nobel per la Letteratura nel 1975, ci lascia come un prezioso scrigno dell’anima e del suo andare. A quarant’anni dalla sua scomparsa (il 12 settembre 1981) il fotografo Fulvio Magurno rende omaggio al grande letterato e scrittore rivisitando Le terre di Montale (Il Canneto editore, pagine 64, euro 14,00): un viaggio fotografico che va dalle Cinque Terre, con Monterosso e Bocca di Magra, dove Montale ha formato la sua visione poetica, alle città dove ha vissuto e lavorato negli anni più maturi (Genova, Firenze e Milano), definendone anche il carattere: «introspezione ligure, cultura fiorentina, lavoro milanese», per usare la schematizzazione che ne fa Nico Orengo nel testo che introduce questo percorso magico e misterioso di immagini e poesie. «Gli spostamenti di Montale sarebbero da disegnare su di un grande foglio per individuarne uno o più, certamente più, possibili disegni – scrive Orengo –. I disegni del suo camminare, la metrica dei suoi versi, il suo equilibrio e la sua instabilità. Tutte le possibili direzioni in cui ha sparso nuvole di fumo, scorie di tabacco. I tavolini di caffè, le stanze d’albergo, le librerie, le sale concerto, i palchi d’opera, i viali e le strade. Un film lungo una vita». Che Magurno ci restituisce per singoli scatti, poetici come i versi di Montale, amplificando la nostra immaginazione, il nostro trasporto in una avvolgente «geografia del cuore» che sa di «roccia e alga», «terriccio e canna».
Cinque Terre, Monterosso, 1996 - Fulvio Magurno
Un viaggio nelle Occasioni di Montale, fra tanti Ossi di seppia da raccogliere sulla superficie del mare. Chincaglieria, certo. Reperti poveri, ma carichi di ricordi, di emozioni. «Quando l’incontrai per la prima volta in Via Bigli a Milano, si era già trasferito dall’11 al 15 – ricorda ancora Orengo – aveva gli occhi fermi di chi ha smesso di agitarli per guardare, ma invece li rivolge all’interno per selezionare, fermare, rivedere le tante immagini raccolte. Come un vecchio pescatore che ripara la rete, ripassa le dita sui nodi e gli squarci rivedendo gli innumerevoli pesci fermati e persi, le tante conchiglie e stelle marine respinte a mare».
Le fotografie di Magurno - siciliano, formatosi a Napoli e poi approdato a Genova - da Corso Dogali 5, dove l’Eusebio nasce il 12 ottobre del 1896, ci portano fra la Liguria, la Toscana e la Lombardia, sulle orme del poeta a cui l'artista aveva già dedicato una mostra e la prima edizione del libro nel 1996 in occasione dei cent’anni dalla nascita. In questo ritorno, arricchito di nuovi scatti, ecco - come evidenzia nella prefazione Stefano Verdino - una «interpretazione creativa tutta da gustare». Visioni nuove di versi immortali.
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