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Gli obsolescenti

Alberto Caprotti mercoledì 26 agosto 2020
Il tablet della suocera che non funziona più (la suocera invece per fortuna funziona ancora benissimo) oltre a suggerirmi che l'obsolescenza programmata degli oggetti è più definitiva rispetto a quella degli umani, mi ha confermato - dopo verifica presso il negozio di un medico cinese che cura gli apparecchi tecnologici - che ripararlo non conviene. La logica del nuovo che costa meno del vecchio con un cerotto, è il fondamento del consumismo moderno. Ma se vi è capitata almeno una volta nella vita la meravigliosa avventura di addentrarvi in una soffitta, una cantina o anche solo nei cassetti lasciati in eredità da una persona anziana, vi sarete resi conto di quante cose in passato non si buttavano via affatto. Lampade che non si accendono, orologi senza una lancetta, carillon muti. Non era tirchieria quella di chi ci ha preceduto, era fiducia. Fiducia nella forza dei ricordi, e magari anche fiducia nel fatto che un giorno qualcuno inventasse un sistema per ripararli. L'Italia è uscita dalla polvere della guerra grazie a persone che ragionavano così: inseguendo speranze e non sondaggi, risparmiando sulle scarpe dei figli ma non sui loro studi, propiziando il futuro invece di temerlo. Per questo sono tornato al negozio del medico cinese e il tablet l'ho fatto riparare. Ho speso di più, ma ne sono uscito sentendomi meglio.