«Sono a 5 mila metri. Lì c’è la Bolivia, lì c’è l’Argentina e lì c’è il Cile e qua ci sono io». Inizia così Non voglio cambiare pianeta, il documentario in 16 puntate di 15 minuti ciascuna “filmato e pedalato” da Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, che tra gennaio e febbraio ha percorso in bicicletta 4 mila chilometri da Santiago del Cile a Buenos Aires, quasi tutti in solitaria ad eccezione dell’attraversamento delle Ande compiuto con l’amico Augusto. I 16 minifilmati, interamente disponibili su RaiPlay, vengono definiti dall’autore un «docutrip», perché hanno dentro qualcosa di «psicadelico». In realtà, a parte la bella impresa per un cinquantatreenne, sarebbe meglio definirli diario di viaggio ai tempi delle telecamerine, dei selfie con relativa asta e del fai da te. Almeno fino alle 60 ore di girato grezzo, perché poi, oltre l’idea iniziale, c’è una regia e un montaggio sapiente a firma di Michele Maikid Lugaresi e una colonna sonora. È comunque un prodotto sperimentale molto interessante dal punto di vista televisivo e RaiPlay si conferma la piattaforma giusta per la ricerca di nuove soluzioni, che non sappiamo se definire propriamente nuovi linguaggi in quanto alla base c’è sempre un racconto per immagini, canzoni e poesie. Di certo è un modo innovativo di sfruttare le tecnologie domestiche, anche se la vecchia carta geografica utilizzata per tracciare il percorso ci ricorda che non ci sono solo GoPro e iPhone, che comunque garantiscono un’immagine piuttosto autentica, poco falsata, persino spettacolare. I panorami mozzafiato dei deserti, del mare, delle albe e dei tramonti dell’America Latina sono aria fresca. Ci vuole poi uno showman come Jovanotti, che dimostra sensibilità per i temi che riguardano la natura, gli animali e gli uomini, oltre a una buona cultura. Non è un caso che il titolo del suo «docutrip» sia preso a prestito da Neruda, che si commuova di fronte alla targa sulla casa di Borges a Buenos Aires, che ogni volta citi un poeta e che chiuda il tutto con Sepulveda: «Vola solo chi osa farlo», ovvero il coraggio del viaggio, metafora della vita alla ricerca della felicità. Da qui l’augurio finale di Jovanotti dalla casa di Cortona, in Toscana: «Buon viaggio!».