Molti anni fa mi colpì un piccolo libro delle Silerchie, la gloriosa collanina del Saggiatore che faceva Giacomo Debenedetti. Si intitolava Ritratti di contemporanei ma il titolo originale era, se non sbaglio, qualcosa come «Prima impressione di...». Il piccolo libro di Tullio Pericoli Incroci (n. 735 della magnifica Piccola Biblioteca Adelphi), arricchito da illustrazioni in bianco e nero che ci sarebbe piaciuto fossero di più conoscendo la geniale e rara predisposizione dell'autore al ritratto, è proprio questo: una raccolta di “prime impressioni” su personaggi della cultura, delle arti e del giornalismo che hanno lasciato un segno forte nella sua memoria, da Zavattini a Pietra, da Montale a Testori, da Bocca a Eco, da Mastronardi al compagno di molte imprese Pirella: ventitré mini-ritratti scritti con la perizia e l'acume dell'osservatore più attento all'essenziale, più pronto all'interpretazione di un carattere ma anche di una qualità. C'è soltanto una donna in questa galleria, tale Iolanda che fa parte piuttosto dei ricordi infantili, e qui davvero si tratta di “prime impressioni”, e c'è anche un capitoletto sui topi imbalsamati visti alle Halles ormai distrutte (e però i protagonisti veri sono in questo caso Calvino e Ferreri, che alle Halles stava girando un film pseudo-western!) e uno sui Monti Sibillini, per non dimenticare le proprie origini, il costante trasporto di Pericoli per il paesaggio marchigiano. I primi ritratti riguardano imprevedibilmente dei professori di scuola, dai quali qualcosa si è pur appreso, e i giornalisti che a Milano (come l'indimenticabile e strabordante Fusco) lo aiutarono quando vi giunse dalla provincia, su raccomandazione di Zavattini. Quelli che mi hanno più colpito (e alcuni commosso) sono, prevedibilmente, di persone che ho conosciuto e a cui debbo in vario modo molto o tanto, da Elvio Fachinelli ad Andrea Zanzotto, da Livio Garzanti a Emilio Tadini e Aldo Buzzi (che per Pericoli era anche il grande amico di uno dei suoi ideali maestri, Saul Steinberg). Cosa si ammira di Pericoli? La semplicità e immediatezza del racconto senza fronzoli, il modo in cui tiene a bada le tentazioni narcisistiche oggi dominanti, la grazia, insomma, e il culto dell'amicizia. È questo il carattere più simpatico e oso dire istruttivo di questi Incroci, che ci richiama una constatazione di Saba che non dovremmo mai dimenticare: «tutto il mondo ha bisogno d'amicizia».