Alla vigilia di ogni Santa festa mi domando: dove sarà fra Stefano? Nell'estate del 1999, non era ancora un francescano, ma un calciatore professionista. Contratto milionario (in lire) e un posto da titolare: ala destra nel Pescara del "profeta" dell'Adriatico, Giovanni Galeone. Il mister in quell'anno di confine lo aspettava nel ritiro precampionato di B, ma Stefano non si presentò. Aveva scelto un altro ritiro, quello dei novizi, nel romito umbro di Monteluco. Qualcuno pensò a un colpo di testa del ragazzo; che a quelli, del resto, si allenava fin da bambino. A 15 anni aveva lasciato la famiglia per provare a diventare protagonista nel grande calcio. Sogno realizzato, e interrotto prima del triplice fischio di fine carriera. Se avesse proseguito, avrebbe potuto rispondere a convocazioni sempre più importanti. «Ma è arrivata la chiamata. E a quella del Signore non ci si può mica sottrarre come si fa con un allenatore», mi disse nel convento di Farneto. Due tiri a un pallone fra Stefano li dà ancora, tra un incontro prematrimoniale con giovani coppie e il servizio all'ospedale di Perugia dove porta un po' di sollievo spirituale ai malati. L'ultima volta che l'ho visto, usciva dalle camere di due calciatori alla loro "ultima partita". Carmelo Imbriani e Flavio Falzetti sono volati via per sempre tra il febbraio e il marzo del 2013. L'estremo conforto l'avevano ricevuto da uno di loro, l'ala destra fra Stefano.