Gli arti fantasma e le mie percezioni
La prima volta che ne sentii parlare ero abbastanza piccolo, potevo avere dodici anni. Ne soffriva Pepè, ricordo solo il soprannome, una ragazza del gruppo scout delle mie sorelle, che aveva avuto una gamba amputata in seguito a un tumore osseo (e purtroppo sarebbe morta meno di due anni più tardi), che diceva sempre quanto fastidio le desse il piede che non c'era più. Poi, quando incominciai ad andare a Lourdes come volontario, ho incontrato tante altre persone che lamentavano lo stesso, insopportabile disturbo. E molte ne raccontavano piangendo.
A me succede qualcosa di simile, pur non avendo subìto nessuna amputazione. Da quando sono costretto a letto a causa della Sla, spesso perdo completamente la percezione di dove siano finite le mie braccia e le mie gambe. Mi capita ogni notte e, di frequente, anche di giorno; nel mio caso non si tratta di dolore, né di prurito, in quanto i miei arti sono ancora sensibili, e quindi se provo fastidio può intervenire qualcuno per aiutarmi (anche se per il prurito sono riuscito a sviluppare una resistenza quasi zen), ma "perdo" la nozione di dove siano. Mi sembra di avere un piede puntato verso l'alto e l'altro verso il basso, e le mani incrociate sulla pancia, o assenti del tutto. E se per le gambe, che ancora riesco a muovere di qualche millimetro, basta quel piccolo spostamento per tornare a sentirle nella posizione in cui sono, per le mie immobili braccia non c'è niente da fare. Arrivo a sentire le unghie di una mano conficcate nell'altra. L'impotenza assoluta. Ed è tremendo.
(72-Avvenire.it/rubriche/Slalom)