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Gli amori della Bardot sono un melodramma

Andrea Fagioli mercoledì 26 giugno 2024
La didascalia «Questa serie è basata su una storia vera», posta all’inizio di una fiction che racconta la vita di una persona reale, può apparire scontata, superflua. Ma poi, pensandoci bene, trattandosi della vita di Brigitte Bardot quell’affermazione acquista un significato particolare in quanto la vita della diva francese, che a settembre festeggerà novant’anni, sembra di per sé un copione cinematografico, una storia da film, a partire dalle vicende amorose, vissute appunto nella quotidianità come sullo schermo. Non a caso anche nella serie Bardot, di cui ieri sera su Canale 5 è andata in onda la seconda parte, si punta in alcuni momenti sul gioco finzione-realtà. Si veda ad esempio la passione amorosa con il giovane Jean Louis Trintignant che in questa serie creata e diretta da Danièle e Christopher Thompson (curiosamente madre e figlio) prende forma sul set cinematografico passando dalla finzione alla realtà. A parte questo, la serie si affida sostanzialmente a toni melodrammatici per raccontare un decennio della vita della Bardot, dall’inizio della sua travolgente carriera al tentato suicidio nel giorno del suo ventiseiesimo compleanno. Si parte da una giovanissima Brigitte che a soli quindici anni è notata dal ventunenne regista Roger Vadim con il quale, oltre al cinema, scopre l’amore, la sessualità e la voglia di libertà, ribellandosi all’educazione rigida e convenzionale della famiglia, diventando così per un’intera generazione un simbolo di femminilità, ma anche di anticonformismo rivoluzionario. «Ma non tutto è come sembra», dice a un certo punto l’attrice Julia De Nunez nei panni della protagonista, quasi a confermare la questione dell’apparire e dell’essere: da una parte la donna mitizzata che tutti volevano imitare, dall’altra la ragazza fragile, cresciuta in fretta e troppo presto, abbagliata dal successo e dalle passioni. © riproduzione riservata