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Gli alberi e le persone tra deserto e sharia

Mauro Armanino martedì 10 maggio 2022
Solo un centinaio di chilometri separano Niamey, la capitale del Niger, da Makalondi. Il Burkina Faso non è lontano e così pure i gruppi armati da una violenta e radicale interpretazione salafita del Corano. Sono ormai centinaia le famiglie che, minacciate di morte nei rispettivi villaggi, sono confluite a Makalondi e a Torodi che si trova a metà strada da Niamey. Decine di persone si sono accampate sotto gli alberi della cittadina di Makalondi in attesa di soluzioni più idonee. Case, campi, scuole, dispensari, luoghi di culto: tutto è stato abbandonato per salvare ciò che si possiede di più prezioso: la vita.
Nel Sahel la vita e gli alberi hanno storie comuni. Entrambe fragili, occasionali e legati da un sentimento comune di resistenza al deserto che continua ad avanzare. Un deserto che assume nuovi connotati soprattutto per l'azione devastante del taglio degli alberi per vendere la legna in città e per le scelte dei gruppi armati, che obbligano i contadini all'esodo. A Makalondi sono soprattutto gli alberi che rimangono a offrire un luogo di ristoro agli sfollati dei villaggi circostanti. La gente, accampata, spera che le piogge non inizino ancora. C'è , prima, da trovare abitazioni più degne e rispettose della dignità delle persone.
D'altra parte, per poter viaggiare fino alla capitale del Paese, le donne devono indossare per obbligo il velo islamico. Nel taxi, ma anche nelle auto private, esse dovranno essere tassativamente divise dagli uomini. In effetti, nel tratto di strada che separa la capitale da Makalondi, i gruppi armati hanno i loro checkpoint per verificare documenti, velo e disposizione dei passeggeri nel veicolo. Ricordiamo che lungo la stessa strada, negli ultimi mesi, diverse mine hanno ucciso militari e civili. Viaggiare è un rischio permanente per tutti, soprattutto per i convogli militari, bersaglio preferito dai gruppi armati.
Nella zona di Makalondi, così come in altre aree come ad esempio quella delle “Tre Frontiere” (Mali, Burkina e Niger) non da oggi si sono formate delle mini-repubbliche all'interno della Repubblica del Niger. In queste regioni vige una particolare applicazione della sharia, la legge islamica. Questo implica tutta una serie di concrete conseguenze: il pagamento di tasse islamiche, l'applicazione di quella specifica giustizia in caso di litigi, il prelievo di parte dei ricavati della vendita dell'oro e, soprattutto, la legge delle armi. Insomma, s'è instaurata una Repubblica di repubbliche non dichiarate eppure reali, che include migliaia di cittadini che la povertà aveva già escluso dalla Repubblica ufficiale. Su di questi era già steso un velo.
Solo gli alberi, per ora, sono fedeli a loro stessi e stanno dalla parte dei poveri.
Niamey, maggio 2022