Un accordo che valorizza i veri imprenditori agricoli, anche se destina meno fondi di prima all'agricoltura italiana. È il giudizio generale che gli addetti al settore danno dell'intesa raggiunta a Bruxelles sulla nuova Politica agricola comune (Pac) e che adesso dovrà essere applicata in ogni Stato dell'Unione. Si tratta di un accordo - dopo mesi di negoziato e che ora sembra davvero raggiunto una volta per tutte - che pare piacere a tutte le diverse componenti del mondo agricolo nostrano, seppur con le ovvie sfumature.Rimane un dato di fondo. «Nel periodo 2014-2020 - ha però spiegato il ministro per le Politiche agricole, Nunzia De Girolamo - verranno destinati all'Italia 52 miliardi. Il testo di riforma su cui, dopo un lungo negoziato, è stata trovata l'intesa tra i Paesi è stato migliorato rispetto alla proposta iniziale della Commissione». Il successo, secondo il governo, non è solo nell'accordo ma nel modo in cui ci si è arrivati. Per l'esecutivo, si è raggiunto il non trascurabile traguardo di «lavorare insieme». Traguardo che impegna adesso a raggiungerne un altro: lo stesso approccio, ha detto il ministro, andrà tenuto «nell'applicare la riforma con la consapevolezza di dover utilizzare queste risorse nel migliore dei modi». L'aver lavorato senza bisticciare ha condotto comunque ad un primo risultato, spiegato bene da Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Ue: l'intesa, infatti, «è l'ultima tappa di un negoziato lungo e complesso ma adesso la Pac è più vicina alle esigenze degli agricoltori europei».Tra le nuove misure spicca il cosiddetto "capping", cioè il taglio del 5% del pagamento di base agli aiuti superiori a 150mila euro per azienda per anno (i fondi recuperati saranno trasferiti alla dotazione per lo sviluppo rurale). Previste particolari agevolazioni per i giovani, mentre alcune delle più importanti coltivazioni italiane (come il riso), continueranno ad essere sostenute.Buone le valutazioni anche delle organizzazioni agricole. La nuova Pac, ha spiegato Sergio Marini, presidente di Coldiretti, «va verso la sussidiarietà, ovvero la possibilità degli Stati membri di applicare misure secondo i propri modelli di sviluppo agricolo. Finalmente un'opportunità straordinaria per premiare chi vive di agricoltura, il lavoro, la qualità, i giovani e il vero Made in Italy». Mentre Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane hanno aggiunto: «Avremmo voluto una Pac più coraggiosa per promuovere il riequilibrio e lo sviluppo di un'agricoltura che sappia coniugare produttività e sostenibilità». Occorre adesso dare rapida approvazione ai regolamenti «in modo da avere un maggiore quadro di certezze e soprattutto l'avvio di un approfondito confronto per definire i numerosi aspetti da dirimere a livello di stato membro».Fatto l'accordo, adesso l'agricoltura è attesa alla seconda prova: metterlo in pratica lavorando bene. La seconda sfida è iniziata, e occorre vincerla come la prima.