Rubriche

Gli agricoltori? Sono alla frutta

Andrea Zaghi sabato 13 agosto 2011
In luglio i prezzi agricoli all'origine sono diminuiti del 5,5%. Si tratta di un dato congiunturale che, tuttavia, dice chiaramente lo stato in cui si trova nuovamente il settore in Italia. Anche perché, come ha rilevato l'Ismea (l'Istituto che si occupa dei servizi ai mercati agricoli ma anche del loro monitoraggio) a fare la parte del leone nella diminuzione delle quotazioni all'origine sarebbero stati proprio alcuni dei prodotti più importanti dell'agricoltura nazionale.
Secondo Ismea, tutto è provocato dalla crisi della frutta, che ha ridotto al +10,3% il divario positivo dell'indice dei prezzi agricoli rispetto allo scorso anno, contro il +11,8% tendenziale di giugno e il +20,6% a maggio. Ma ad essere in difficoltà sono anche le produzioni ortofrutticole che in un mese hanno ceduto l'8,6% del loro valore. Anche i prezzi dei cereali sono diminuiti del 2,1%. Un lieve ribasso è stato colto per il vino (-0,2%) e una contrazione più marcata per l'olio di oliva (-3,8%). Un po' meglio – sembra – sta andando invece per le produzioni animali. Bene sono andati i prezzi dei suini (+2,3%). Buoni risultati anche per uova, ovicaprini e bovini; al contrario si registrano flessioni congiunturali per i prodotti avicoli (-2,4%) e per i lattiero caseari, con un ribasso dell'1,7% nel caso dei formaggi grana.
Se questa è la congiuntura, ancora in positivo sono però gli indici su base annuale. Rispetto a luglio dell'anno scorso le coltivazioni fanno segnare un +7,7% e i prodotti zootecnici un +13% circa dei prezzi.
A pesare è soprattutto la crisi dell'ortofrutta che in un anno ha perso il 28,7% delle quotazioni della frutta e il 21,5% per gli ortaggi. Una situazione che nelle scorse settimane ha già provocato la protesta di piazza degli agricoltori, che sono arrivati a regalare frutta e verdura per le strade piuttosto che "svenderla" sottocosto. Secondo i dati forniti dai produttori,
un chilogrammo di pesche nettarine, la cui produzione costa 45 centesimi, viene pagato al coltivatore 34 centesimi. Il grossista lo rivende a 71 e la grande distribuzione a un prezzo che va da 1,75 a 2,15 euro. Per le pesche a polpa gialla si va dai 31 centesimi al produttore a 1,85 euro come prezzo medio di vendita finale.
Il Governo ha deciso quindi la convocazione di un tavolo fra produzione e grande distribuzione organizzata (da sempre considerata "colpevole" di distorcere il mercato a danno dei produttori). Ci si è resi forse conto che occorre lavorare sia per l'emergenza che per migliorare la struttura della filiera. Strutturale è il nodo fra gdo e produzione, ma governo e produttori hanno anche puntato il dito sulla necessità di arrivare presto ad accordi con il sistema bancario e ad una riorganizzazione delle spesa regionale per il settore, che sia più efficiente e attenta alle reali esigenze della produzione oltre che alle dinamiche del mercato. Ciò che è chiaro a tutti da subito, è che occorre fare in fretta e bene per non rischiare di veder tagliare di netto l'ortofrutta in Italia.