Gli agricoltori? Sono alla frutta
Secondo Ismea, tutto è provocato dalla crisi della frutta, che ha ridotto al +10,3% il divario positivo dell'indice dei prezzi agricoli rispetto allo scorso anno, contro il +11,8% tendenziale di giugno e il +20,6% a maggio. Ma ad essere in difficoltà sono anche le produzioni ortofrutticole che in un mese hanno ceduto l'8,6% del loro valore. Anche i prezzi dei cereali sono diminuiti del 2,1%. Un lieve ribasso è stato colto per il vino (-0,2%) e una contrazione più marcata per l'olio di oliva (-3,8%). Un po' meglio – sembra – sta andando invece per le produzioni animali. Bene sono andati i prezzi dei suini (+2,3%). Buoni risultati anche per uova, ovicaprini e bovini; al contrario si registrano flessioni congiunturali per i prodotti avicoli (-2,4%) e per i lattiero caseari, con un ribasso dell'1,7% nel caso dei formaggi grana.
Se questa è la congiuntura, ancora in positivo sono però gli indici su base annuale. Rispetto a luglio dell'anno scorso le coltivazioni fanno segnare un +7,7% e i prodotti zootecnici un +13% circa dei prezzi.
A pesare è soprattutto la crisi dell'ortofrutta che in un anno ha perso il 28,7% delle quotazioni della frutta e il 21,5% per gli ortaggi. Una situazione che nelle scorse settimane ha già provocato la protesta di piazza degli agricoltori, che sono arrivati a regalare frutta e verdura per le strade piuttosto che "svenderla" sottocosto. Secondo i dati forniti dai produttori,
un chilogrammo di pesche nettarine, la cui produzione costa 45 centesimi, viene pagato al coltivatore 34 centesimi. Il grossista lo rivende a 71 e la grande distribuzione a un prezzo che va da 1,75 a 2,15 euro. Per le pesche a polpa gialla si va dai 31 centesimi al produttore a 1,85 euro come prezzo medio di vendita finale.
Il Governo ha deciso quindi la convocazione di un tavolo fra produzione e grande distribuzione organizzata (da sempre considerata "colpevole" di distorcere il mercato a danno dei produttori). Ci si è resi forse conto che occorre lavorare sia per l'emergenza che per migliorare la struttura della filiera. Strutturale è il nodo fra gdo e produzione, ma governo e produttori hanno anche puntato il dito sulla necessità di arrivare presto ad accordi con il sistema bancario e ad una riorganizzazione delle spesa regionale per il settore, che sia più efficiente e attenta alle reali esigenze della produzione oltre che alle dinamiche del mercato. Ciò che è chiaro a tutti da subito, è che occorre fare in fretta e bene per non rischiare di veder tagliare di netto l'ortofrutta in Italia.