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Giuseppe. Il lavoro genera Dio nelle pieghe della storia

Matteo Liut domenica 1 maggio 2022
In un tempo in cui la visibilità, lo slogan urlato, il messaggio "di pancia" sembrano essere l'unica arma per costruire la storia, la figura di san Giuseppe lavoratore ci riporta all'umile impegno di chi fa della propria professione lo strumento più efficace per costruire la pace. A mettere al centro della liturgia odierna la figura di Giuseppe lavoratore nel 1955 fu Pio XII su richiesta delle Acli, che sentivano la necessità di coniugare la festa dei lavoratori con il messaggio cristiano. Fu così che questa ricorrenza diventò l'occasione per ricordare a tutto il mondo, che l'orizzonte ultimo di ogni opera umana, fine nelle pieghe più recondite della storia, è Dio stesso. Il lavoro, spiega papa Francesco nella Lettera apostolica «Patris Corde», è «partecipazione all'opera stessa della salvezza, occasione per affrettare l'avvento del Regno, sviluppare le proprie potenzialità e qualità, mettendole al servizio della società e della comunione». Inoltre, nota ancora il Pontefice, «il lavoro diventa occasione di realizzazione non solo per sé stessi, ma soprattutto per quel nucleo originario della società che è la famiglia».
Altri santi. San Geremia, profeta (650-587 a.C.); san Riccardo Pampuri, religioso (1897-1930).
Letture. Romano. At 5,27-32.40-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19.
Ambrosiano. At 28,16-28; Sal 96 (97); Rm 1,1-16b; Gv 8,12-19.
Bizantino. At 6,1-7; Mc 15,43-16,8.