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Giuseppe dArimatea e Nicodemo. Dalla fede tiepida e impaurita alla testimonianza coraggiosa

Matteo Liut martedì 31 agosto 2021
Tiepidi e impauriti rischiamo di essere discepoli senza profezia, portatori di un messaggio universale che però perde la propria credibilità. Ciò che cambia il cuore e spinge a diventare testimoni coraggiosi, però, è l'incontro con il Risorto. Questa fu esattamente l'esperienza dei santi Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Di certo non erano “discepoli perfetti”, ma nel momento estremo, quando Cristo offre tutto se stesso sul Calvario, essi non temono di mostrare la loro fede e decidono di dare una degna sepoltura a Gesù. Secondo i racconti evangelici Giuseppe era un membro del Sinedrio mentre Nicodemo viene descritto come uno dei “capi dei Giudei”. Entrambi erano affascinati dal “Maestro”, ma si nascondevano per timore, avvicinando Gesù di nascosto o di notte per la loro posizione “in vista”. Una posizione che permise loro, però, di chiedere di poter sepellire Gesù e così di fare una piena professione di fede. Alla fine entrambi avevano capito quello nel suo dialogo con Gesù Nicodemo non comprendeva: la via per rinascere dall'alto.
Altri santi. Sant'Aristide Marciano, filosofo (II sec.); san Raimondo Nonnato, religioso (1200-1240).
Letture. Romano. 1Ts 5,1-6.9-11; Sal 26; Lc 4,31-37.
Ambrosiano. 2Mac 4,7-12a.13-17a; Sal 93 (94); Lc 3,15-18.
Bizantino. Eb 9,1-7; Lc 10,38-42;11,27-28.