Giulio Ferroni, il critico che invita a un fertile «pessimismo in letteratura»
Ma quando parla di letteratura (antichi, moderni e postmoderni) Ferroni usa tutte le sue conoscenze storiche, teoriche e comparatistiche per spiegare «che cos'è la letteratura» oggi e che cosa può essere nel prossimo futuro. Descrive, analizza, valuta le situazioni e i contesti sociali in cui l'attività letteraria si manifesta. E attività letteraria non significa solo un'insieme di testi definiti da qualità specifiche (miti, idee, linguaggi). La letteratura è anche l'uso che ne facciamo: sono i modi di produrla, di leggerla, di trattarla come feticcio istituzionale o come fonte, come strumento di conoscenza e di autocoscienza. Ferroni è un critico che agisce con tutti gli strumenti di analisi, portando perciò la critica letteraria verso la critica del nostro presente tecnologico e antropologico.
Per Ferroni la letteratura, nonostante la tradizione e l'autorità su cui si fonda, è sempre in pericolo e a rischio: è una scommessa in cui viene messa in gioco la nostra capacità di capire ancora il passato e di attualizzarlo. Difendendosi dalle accuse di pessimismo e catastrofismo, Ferroni ha scritto: «L'esperienza terribile del Novecento mostra in tutta evidenza come le innumerevoli catastrofi, vere e proprie apocalissi, siano state prodotte da visioni positive e ottimistiche, da ideologie e da progetti (") che hanno messo in gioco "tutto" pur di mirare alla propria realizzazione». Filosofie del Progresso e utopie dell'Uomo nuovo hanno mostrato che nel loro ottimismo covava un potenziale distruttivo inimmaginabile. «Il pessimismo e l'ansia della fine» avverte invece Ferroni «tendono a proteggere la vita, a salvarne i fondamenti».