Giovani, catechisti e genitori: una palpitante omelia natalizia
Si iscrive nella lista anche la singolare “twittomelia” natalizia comparsa sul sito omonimo ( tinyurl.com/z6kszve ). Nata da un anno tra giovani preti della feconda provincia vicentina, questa iniziativa “social” (una pagina web, una pagina Facebook, un profilo Twitter) prende a prestito una parola pronunciata anni fa dal cardinal Ravasi per sostenere il rinnovamento del linguaggio omiletico, e la rilancia in doppia chiave: prediche più brevi e incisive (3.000 caratteri in media, 9 minuti secondo il mio metro), come quando si prende parola in Rete, ma anche la Rete come ambiente in cui andare a predicare, aperti al dialogo e alla condivisione.
Questa omelia natalizia risponde in pieno ai buoni propositi del sito, giacché la firma una coppia di giovani sposi “in dolce attesa”, oltre che catechisti. Così i loro umani sentimenti di oggi interpretano e filtrano quelli della sacra Famiglia di ieri. C'è la scoperta, sconvolgente, di ospitare «un altro» che sembra «così lontano, così straniero», del quale non si sa nulla se non che chiede «di essere già amato». Ci sono il sudore e l'inquietudine di due genitori che si temono inadeguati, «le difficoltà di ogni madre e di ogni padre, che sentono il peso di immaginarsi culla». C'è il sentimento di seduzione verso un Dio che «viene al mondo così (…), là dove i calcoli fanno posto alla speranza».
Forse questo post non aderisce pienamente ai canoni omiletici. Ma chi ha passato almeno un Natale avendo bimbi in arrivo si sarà ritrovato nel palpito di questi cuori credenti, e tramite loro in quelli che nella santa Notte palpitavano a Betlemme.