Insegnaci, Signore, a ringraziare per i giorni d’autunno, con il loro splendore che appare brillante e fragile al tempo stesso, con il loro idioma fatto di cose minime alle quali non sempre prestiamo attenzione. Insegnaci ad accogliere i giorni che si fanno sempre più brevi come una chiamata a viverli bene, a interpretarli come un’opportunità che ci viene da te. Insegnaci a conservare acceso dentro di noi il sole quando dobbiamo camminare sotto la pioggia, e a mantenere viva la limpidezza di cuore quando gli strati di nebbia rendono il mondo grigio e strano, quasi fosse plasmato nella disillusione e nel piombo. Insegnaci, Signore, nelle giornate che diventano sempre più fredde a ricordarci di quanti non hanno di che coprirsi e a desiderare che il conforto non sia una bolla in cui c’è posto solo per noi, ma divenga una fraterna costruzione inclusiva in cui impegnarci. Rinnova in noi, Signore, la sensibilità alla polifonica grammatica della vita. Che sappiamo guardare a tutto con cuore grato: dal sibilo del vento alle nuvole che tornano a popolare ogni centimetro di cielo; dalla danza delle foglie nel loro lento e dolente congedarsi, alla ritrovata intimità dei ripari esterni e interiori che ci accolgono. Aiutaci, Signore, a crescere verso di te in ogni stagione, abitando con rinnovato stupore lo scoppiettio fedele dell’amore senza fine in cui ci ami.
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