Giocare con la morte E poi la morte bussa...
stanotte a Milano i ragazzi travestiti da scheletri mi sbalordiscono. Mi sbalordiscono le maschere da teschio sulla faccia, come fosse una cosa divertente. Ma non vedete quale guerra falcia vite, a migliaia, in Medio Oriente, e come cadono sotto alle schegge delle bombe, mutilati, i passanti? Non vedete i neonati esanimi fra le braccia delle madri? Non si vede terribilmente bene la morte, in questo ottobre 2023, in Israele, come in Ucraina? Sul Mediterraneo, o già in Europa? Lì dietro casa c’è una chiesa. Cioè, era una chiesa. Da anni è una ex piccola chiesa sconsacrata, un posto molto trendy. Quando ci passo davanti la sera allungo un’occhiata dentro: l’altare è lì, dietro hanno messo il bancone del bar. Nella struttura è rimasta una chiesa – ciò che dà al locale quel gusto trasgressivo. E stasera al Gattopardo è festa grande, i ragazzi in fila al portone sotto alle maschere macabre. Sulla facciata stanno appesi due scheletri. Nella sala si balla, si beve. Bisogna darci dentro, è Halloween. Uno sbalordimento: come stessi di fronte a due realtà contemporanee e incompatibili. In questo assedio ai margini dell’Occidente, minaccioso, ribollente, armato di missili a lunga gittata, avete ancora voglia, ragazzi, di giocare con la morte? Penso ai profughi di Gaza, penso ai giovani riservisti israeliani, studenti strappati ai master o alle vacanze e scaraventati nel deserto, il mitra in mano. Ragazze che magari stavano preparando la festa di nozze, ora in divisa ai posti di blocco, tese, pronte a sparare. Me li immagino quei soldati ventenni nei tramonti di Gaza, col sole che scende adagio nel mare, silenziosi: forse, tutto in un istante può finire? Leggo i nomi di alcuni dei caduti ieri: hanno 19 o 20 anni. Il più vecchio, 21. Così uguali ai nostri figli. Penso a uno dei miei, quello bruno, che potrebbe essere palestinese come israeliano. Quei giovani corpi inerti a Gaza portati via nelle lenzuola. Scaccio l’immagine dagli occhi, tanta morte è insopportabile. Eppure quanti a Milano, stanotte, non la vedono, ci giocano, ci si trastullano. Alle due mi affaccio al balcone: lazzi, risate, fantasmi che barcollano, Porsche Cayenne che corrono via ruggendo lungo corso Sempione. Correndo troppo. All’alba, sul viale Forlanini tre auto si schiantano. Due ventenni morti, una decina di feriti. Un guidatore era ubriaco. Le ambulanze soccorrono dei giovani con la faccia dipinta da zombie, in lacrime. Come se la morte, ignorata, schernita, avesse preteso un suo tributo. Penso ai genitori che all’alba troveranno il letto vuoto, e la voce fredda della segreteria telefonica sul cellulare del figlio. 31 ottobre 2023, Milano, nessuna guerra. Morire assurdamente, la faccia dipinta da teschio, in una notte chiassosa, distratti. Dimentichi di chi è davvero, la morte. © riproduzione riservata