Gina Lollobrigida, la diva con la macchina fotografica
«Può accadere che un hobby si trasformi in qualcosa di molto impegnativo, da coinvolgere completamente la vita d’ogni giorno. È successo a me, quasi senza accorgermene». L’hobby è la fotografia. A lasciarsi travolgere dal suo fascino è Gina Lollobrigida, la meravigliosa attrice di Pane amore e fantasia e tantissimi altri film iconici del cinema italiano, scomparsa il 16 gennaio a 95 anni. Lei, diva fotografata e ammirata, sceglie di stare dall’altra parte dell’obiettivo. Sceglie di puntare l’occhio nel mirino. Perché «il cinema non mi permetteva di essere quella che avrei voluto essere, quando dipingevo, quando scolpivo. Amo la natura, la gente, mi piaceva studiarla, scoprirla. Con il cinema, ero io la… gente. Così compresi che la fotografia era un mezzo per esprimermi e mi misi al lavoro con la speranza di scoprire il mondo attorno, e anche un po’ me stessa. Nacque così Italia mia un viaggio alla scoperta del mio paese, della mia gente. Due anni di lavoro, un libro». Pubblicato da Salani nel 1972, Italia mia raccoglie 191 fotografie (selezionate fra ventimila negativi), fra bellezza e ironia, di una inedita Lollobrigida, autentica instagrammer ante litteram.
Un viaggio che comincia con la sua Subiaco, in provincia di Roma, dove nasce il 4 luglio del 1927. Davanti all’obiettivo mette in posa l’intero paese: sindaco, parroco, amici «per un ritratto di famiglia». Da lì si snoda un itinerario a tappe per tutta la penisola, da Milano alla Sicilia, e fra la sua gente. Ritratti di territori, di “tipi”, di situazioni. Persone comuni e personaggi famosi, colti in momenti inusuali, fuori dagli schemi. Immagini con brevi e ironiche didascalie che completano il quadro di un’Italia rappresentata ispirandosi al «senso comune», come evidenzia nel testo di presentazione del libro Alberto Moravia, l’autore dei libri da cui sono stati tratti due film con una grande Lollo protagonista, La provinciale di Mario Soldati e La romana di Luigi Zampa. «L’Italia in cui viviamo oggi è diversa dalla tua Italia, almeno in apparenza - annotava lo scrittore -. In Italia si sono verificati negli ultimi dieci anni più cambiamenti forse che nei dieci secoli precedenti. In Italia, oggi, c’è la lotta di classe generalizzata e reciproca di tutti contro tutti… In Italia c’è la contestazione dei gruppi extra-parlamentari. In Italia c’è la cospirazione dei fascisti. In Italia, infine, c’è la distruzione ecologica, la criminalità urbana, la paralisi dell’apparto statale… Nel tuo libro non c’è niente di tutto questo. La tua Italia non è quella dei giornali di sinistra; ma non è neppure quella dei giornali di destra. Né è l’Italia della cosiddetta maggioranza silenziosa. È semplicemente l’Italia di Gina Lollobrigida». E che Italia è l’Italia di Gina Lollobrigida? «Le tue fotografie ci parlano di un’Italia di piccola gente, di modesti lavori artigianali, di devozioni abitudinarie, di svaghi dispendiosi, di affetti familiari, di paesaggi turistici, di monumenti tanto famosi da essere ormai addirittura invisibili». La fotografia che scatta Moravia con le parole cattura l’attenzione del lettore, invita a guardare alle immagini con atteggiamento critico e una prospettiva altra: «Gli Italiani hanno avuto il loro ultimo momento creativo ad egemonico nel Rinascimento e da allora ripetono con sempre meno successo, in un mondo che non sa che farsene dell’umanesimo, fino alla parodia dannunziana, fino alla tragicommedia fascista, fino alla chiassata qualunquista. Tuttavia, gli italiani sono rimasti fedeli alla loro immagine originaria; qualcuno direbbe: fin troppo. Ed è questa fedeltà che, sotto le immagini della tua Italia senza pretese, provinciale e modesta, tu ci mostri in filigrana».
L’Italia della star Gina Lollobrigida è quella delle sue radici di Subiaco (dove, sarà sepolta, dopo i funerali che si celebreranno, domani 19 gennaio, nella chiesa degli Artisti a Roma). La sua Italia diventa nostra. Di tutti. Lei che ha incarnato nel mondo l’archetipo della bellezza italiana, come Brigitte Bardot lo era per quella francese, ne diventa interprete. E ora che l’Italia è tanto cambiata, forse di quello spirito, di quella ironia e di quelle immagini dovremmo fare tesoro. Riconquistando anche un po’ la Magica innocenza che dava il titolo a un altro libro (San Paolo, 1993) della Lollo, dedicato ai bambini e agli animali, in cui viaggiava con la fantasia per «dipingere con la macchina fotografica l’infanzia sognata». Con la speranza che i bambini «meno fortunati trovino un raggio di sole in questo mondo pieno di ombre». Quel libro si apriva con un messaggio di Madre Teresa di Calcutta. In mezzo i testi, fra gli altri, di Gianfranco Ravasi, Bruno Forte, Carlo Bo, Carlo Rubbia. Gina Lollobrigida, univa tutti. La sua Italia e i suoi occhi erano, sono i nostri. Dal grande schermo alle fotocamere 35 mm. Ora che non c’è più ci restano i suoi film, i suoi personaggi. E anche i suoi scatti.
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