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Giapponesi: viva la dignità ma senza furbi rimbalzi

Gianni Gennari giovedì 17 marzo 2011
Lunedì sera, "La7", sincere parole di ammirazione per il popolo giapponese nel dramma apocalittico del terremoto e dello tsunami: «"accettare la forza della natura. Ai bambini si insegna calma, discrezione" l'insegnamento dei samurai». Giusto pensiero, molto frequente in questi giorni. Ieri per esempio "La Stampa" (p. 44) ecco «La composta dignità dei giapponesi», e a p. 45 trovi l'ex ambasciatore Boris Biancheri che rievoca, anche lui ammirato, «Il codice morale che sorregge i giapponesi». Anche al Tg3 delle 14,15 un servizio tra rispetto e ammirazione. Tutto giusto, tutto vero e sottoscritto. Qui tuttavia " ruolo importuno del "Lupus" " una domanda precisa: se capitasse da noi qualcosa di simile, ed è capitato anche di recente, in forma per fortuna meno devastante, e qualcuno mormorasse al Tg che gli pare giusto «accettare la volontà di Dio» che cosa succederebbe? Ammesso ovviamente che tale espressione richiederebbe subito delle precisazioni per non cadere nel fatalismo o nella superstizione, è probabile che l'ammirazione non sarebbe proprio diffusa, anzi" Già: c'è, e impera, come un pregiudizio ostile molto diffuso e con effetti chiari, e così per esempio succede che "L'Unità" (14/3, p. 30) ricordi «Le prediche di Savonarola, così lontane, così attuali», e lo faccia a vergogna della Chiesa, ma senza annotare che Girolamo Savonarola oggi è già "servo di Dio" riconosciuto da questa stessa sua Chiesa ("Corsera", 17/2/96) e che dal 30 maggio 1997 la diocesi di Firenze ne ha avviato la causa di beatificazione. Viva i giapponesi pazienti e civili, dunque, ma senza furbizie di piccole comodità tutte ideologiche.