Il cuore di un cristiano è per natura aperto al mondo: il Vangelo, infatti, è annuncio di una radice comune che abbraccia l’umanità intera e la spinge a guardare a Dio. All’insegna di questo messaggio, da sempre anima dell’incontro tra popoli e culture, visse san Giovanni de Britto, religioso gesuita e missionario in India, dove morì martire. Nato a Lisbona nel 1647, João de Brito crebbe a corte, ma dovette allontanarsi a causa di una malattia: la madre fece il voto di vestirlo con l’abito dei Gesuiti per un anno se si fosse salvato. Giovanni, però, decise di diventare davvero gesuita ed entrò nella Compagnia a 16 anni. Nel 1647 era prete e, coltivando il sogno di imitare san Francesco Saverio e portare il Vangelo in Oriente, partì per l’India. Si dedicò all’evangelizzazione nei regni di Tangiore e Gingia, facendo propri lingue e costumi locali per poter conoscere meglio le persone a cui annunciava la fede cristiana. Giunto nel regno di Marava venne cacciato, ma, dopo un breve periodo in patria, vi ritornò, continuando a essere tramite di numerose conversioni, tra le quali anche quelle, eccellenti e “scomode” di un principe. Arrestato e condannato, fu decapitato a Oriur nel 1693. Fu beatifìcato da Pio IX il 21 agosto del 1853 e venne canonizzato da Pio XII il 22 giugno 1947.
Altri santi. Sant’Eutichio, martire (I sec.); san Gilberto di Sempringham, sacerdote (1083-1189).
Letture. Romano. Eb 13,15-17.20-21; Sal 22; Mc 6,30-34.
Ambrosiano. Es 21,1;22,20-26; Sal 96 (97); Gal 5,13-14; Mt 22,35-40.
Bizantino. 1Tim 6,11-16; Lc 20,46-21,4.
t.me/santoavvenire