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Gerardo Sciarretta e l’eterno buongiorno

Gianni Gennari sabato 28 gennaio 2023
Oggi padre Gerardo Sciarretta, passionista (Lanciano 1914 - Roma 1970). Nel Trigesimo della morte (29/10/1970, p. 5) “L’Osservatore Romano” pubblicò un testo dettatomi da padre Stanislas Breton, passionista anche lui, grande intellettuale, professore all’Istituto Cattolico di Parigi, alla Sorbonne ed all’Academie francese. Eccone alcuni brani: «Per quanto ricordi questa meravigliosa amicizia con padre Gerardo trovo sempre, al centro della sua riflessione e del suo insegnamento l’idea della “Ricapitolazione” di tutto in Cristo. La sua tesi di laurea, “La Croce e la Chiesa nella teologia di san Paolo”, è la costante del suo pensiero.
Scrive: “La ricapitolazione in Cristo ha in teologia lo stesso ruolo che ha nella metafisica tomistica l’idea di essere. In ambedue gli ambiti filosofi o teologi, noi sentiamo l’esigenza di un punto “sublime” in cui la molteplicità degli esseri si ricapitola… Abbiamo bisogno di un universale concreto.
Cristo, certamente non va confuso con l’essere della metafisica, ma proprio perché la confusione è impossibile gli irriducibili rivelano più che mai la loro convergenza. Quindi la “ricapitolazione” totale prende forma concreta solo nel Cristo crocifisso. L’universale concreto unico è il Cristo nella sua Passione. Di qui il suo e nostro essere passionisti». Scrive ancora di lui Breton: «Se avesse vissuto ancora forse avremmo potuto scrivere, insieme, una versione inedita dell’opera di E. Gilson “Il filosofo e la teologia”». Teologia della Croce, questa: pensata e scritta. Ma la vita talora va oltre il pensiero. Nel 1970 un male incurabile lo ha fatto vivere per sei mesi nella dimensione totale della Croce. Sapeva di dover morire senza cadere nei sussulti di una sensibilità raddoppiata dalla straordinaria resistenza fisica. Si leggeva nel suo viso la pace del 7º giorno. Lungi dal maledire la sofferenza egli si circondava di grande calma e di serenità che colpiva i visitatori che ogni giorno si susseguivano numerosissimi. A tutti sapeva dire la parola appropriata del ricordo che non era mai semplicemente il passato e del presente che risuonava già di eternità. Amici, alunni, anime guidate da lui, sacerdoti, religiosi, parenti attendevano questa parola che aveva per tutti la stessa efficacia. Così padre Breton su ciò che ha visto e vissuto, ma per me c’è altro: padre
Gerardo è stato confessore e direttore spirituale di tanti, tra i quali anch’io, e fu lui ad impartirmi l’unzione degli infermi quando mi ammalai di meningite a 17 anni e restai in coma per 8 mesi e mezzo. Torno a lui: nell’ultimo incontro padre Breton lo salutò così: «Buona notte!». E lui rispose «Buon giorno!» alludendo alla prossima eternità. E alla fine quando poteva ancora esprimersi disse: «So di morire, e sono sereno. Adesso sono pronto e non voglio più guarire!». Ed ecco le sue ultime parole: «Maria Madre mia, Gesù vieni presto!». Per concludere: dolorismo sorpassato dai tempi che oggi viviamo? Tuttaltro:
una vita di serena donazione al prossimo nella luce della Croce di Cristo intessuta di relazione e amicizia le più impensabili e cariche di momenti di felicità vissuti. Tra l’altro se debbo aggiungere qualcosa di personale la sua serenità è stata la costante nella sua vita e dei suoi suggerimenti. E qui a conclusione un altro ricordo, particolare proprio per padre Breton: se la serenità è stata il carattere principale della vita di padre Gerardo, la gioia allegra e in apparenza spensierata la ho trovata proprio in Breton, grande in cultura e scienza, che traduceva in atteggiamenti anche esteriori la stessa certezza, lo stesso abbandono vissuto integralmente al servizio degli altri alla luce del mistero della Passione e crocifissione del Redentore, di Lui che sulla Croce ricapitola tutto per noi chiamati a salvezza: essere, vivere, patire, donare tutto, morire e risorgere: è la ricapitolazione salvifica. Dunque Buona notte? No! Eterno buongiorno!








































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