Generazioni in dialogo, viva la Colleganza
Ma sabato pomeriggio sono saliti sul palco Marco Lucchini per parlare del Banco Alimentare che si appresta ad organizzare a fine mese la Colletta Alimentare, quanto mai urgente di fronte all'emergere di una nuova povertà. E poi quelli di Cometa di Como, della Piazza dei Mestieri di Torino, dell'Istituto Don Gnocchi di Carate Brianza, di Giotto che produce panettone coi carcerati del Due Palazzi di Padova. E ancora gli Orti sociali di Voghera o Irene che produce pane in una valle lontana, la Val Borbera e ha creato un insieme coi giovani che vivono lì. Erano venti le realtà impegnate nel sociale oppure nella propria impresa, secondo una concezione di beneficio diffuso, venute a Milano ad aprire questa manifestazione per dire che il gusto della Colleganza viene prima dell'edonismo fine a se stesso. C'è più gusto in tutto se nell'orizzonte c'è il bisogno del mondo, secondo la legge della prossimità. E questo mentre a Milano si alimentava la protesta, per la sedicesima settimana consecutiva, di chi non concepisce la vaccinazione, nonostante i risultati evidenti del nostro Paese rispetto ad altri anche europei. Sul palco di Golosaria sono salite persone giunte da Lampedusa o dalla Sardegna, grati di essere dentro a una comunità riflessiva che mostra interesse a un lavoro ben fatto. Mancavano diversi nomi milanesi (perché qui c'è la religione del "laurà", ha commentato qualcuno) e non è stata una gran figura di Colleganza. A volte – ho pensato di fronte a questa occasione mancata – bisognerebbe accettare di farsi scuotere da una provocazione che significa relazione. Un lavoro assume significato se è proiettato a mettersi insieme, anche perché vivere con l'ossessione del proprio particolare, lo dovremmo avere imparato dal Covid, può essere qualcosa che si sbriciola in un istante. Viva la Colleganza!