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Fuori e dentro l'Expo per riappropriarsi della città

Paolo Massobrio venerdì 15 maggio 2015
Expo di sera e concorrenza. Il dibattito della settimana sembra essersi orientato su questioni di orari, anziché su contenuti. All'Expo propongono di allungare l'orario serale e il sindaco non ci sta. E con lui non ci stanno i ristoratori della città, che temono uno svuotamento dei loro esercizi, anche grazie alla formula del biglietto Expo a 5 euro dopo le 19. Chi insomma paventava la nascita di un grande "fuori Expo" come al Salone del Mobile è rimasto deluso, giacché la fiera in questione chiudeva alle 18, mentre l'Expo si prende la sera.Mettiamoci poi la nascita di quella che alcuni hanno già battezzato l'"Uber della cucina", ossia la possibilità di andare a mangiare con 30 euro in casa di altri. Ci sarebbe un sito pronto ad organizzare le cene, che non avrebbero obblighi fiscali (e allora perché uno dovrebbe pagare 30 euro, se si tratta di una cena privata?). Diversa è poi la storia delle cuoche a domicilio, che invece hanno partita Iva e cucinano direttamente in casa. Ma questo già si faceva cinquant'anni fa, nelle case dei ricchi. Ci sono poi i ristoranti in casa, ossia ambientati in una stanza della propria abitazione, aperta al pubblico. Insomma un'incontenibile voglia di cibo, che sembra spingere la gente a qualcosa. Merita fare una riflessione anche su un fuori Expo che invece funziona benissimo: il Mercato Metropolitano di Porta Genova con 14 mila metri quadri, fra spazi coperti e aperti, che hanno già superato, dopo una settimana, le 50 mila presenze. A Unaproa, l'associazione dei produttori ortofrutticoli che ha promosso questa iniziativa, si chiedono il perché di tanto successo. La risposta non può che essere una: la gente ha bisogno di luoghi, di spazi dentro cui appropriarsi della città. E se l'Expo piace perché è diventata la piazza del mondo, il fuori Expo non gessato di Porta Genova invoglia ugualmente: ha dentro tanta informalità, ma anche gusto.Insomma la gente ha voglia di relazionarsi e questo è il primo esito della lucina in fondo al tunnel; ma non sembra più disposta a tornare nei luoghi che c'erano prima della crisi. Non almeno ogniqualvolta gli va di vedere qualcuno, che è un momento diverso dalla cena programmata e cerimoniosa. Detto questo, in un periodo dove sta andando forte lo street food, dove un momento sociale come la griglia ha attecchito anche in Italia (proprio ieri al Salone del Libro il guru Gianfranco Lo Cascio ha presentato il suo libro Diventare Grill Master, la via italiana al barbecue), dove nuovi luoghi attraggono gente di tutte le età, bisogna capire che è arrivato il momento di riposizionare un'offerta (anche nei prezzi). La clientela la si incontra non per una rivendicazione sindacale che si può anche vincere, ma perché si intercetta un bisogno, in un dato momento storico. E oggi c'è proprio bisogno di luoghi, dove fissare la propria memoria.