Fritto misto a base di progetti connessioni, paure e sorrisi
E se fosse alle porte un altro passaggio, quello “post-Facebook”? Riccardo Luna (“Repubblica”, 24/10, titolo: «Processo a Facebook. E a noi stessi») ricorda come la reputazione del primo social network, sotto processo con i suoi algoritmi e ingegneri, sia oggi bassissima. Luna cita «un autorevole analista della Silicon Valley» (chi?), secondo il quale «Facebook sarebbe spacciata proprio perché ha vinto: ha connesso gran parte dell'umanità, che è anche “brutta”, con la conseguenza che il cattivo locale, quando è online, diventa un cattivo globale».
Facebook è, in ottima compagnia, un alimentatore della paura. Brutta cosa, di cui Dacia Maraini scrive sul “Corriere” (12/10): «La paura tende a offuscare la ragione (...). A volte (...) le persone ansiose si innamorano della paura, perché comunque è un'emozione ed essendosi addormentate in una sorta di sonno del benessere, avvertono lo spavento come una frustata di vita». Per sentirsi vivi è molto meglio ricorrere all'ironia e all'umorismo, come Giacomo Poretti intervistato da Elvira Serra (“Corriere”, 11/10): «Mia moglie. Le faccio leggere le cose in anteprima, ad alta voce. Lei ride, partecipa, mi fa i complimenti. E poi mi massacra». Solidarietà a Giacomo. E pure alla moglie.