Una sera, mi intreccio con gli altri pedoni nella piazza del Duomo. Un uomo di media statura fende i nostri percorsi diagonali e si dirige, e la sua voce si fa più chiara e forte, dritto verso la facciata della chiesa. Credo sia un matto che parla alle stelle, reca però una statua della Madonna, credo di gesso, con i colori dell'abbigliamento di Lourdes; s'inginocchia a terra e prega a gran voce ma pacata. La Madonna è alta mezzo metro e sembra richiamare quell'altra possente che sta in cima alla guglia a padroneggiare sulla città. Il matto sembra uno di quei folli di Dio, russo ortodossi, che sputavano sulle porte delle chiese, perché non raramente vi stazionavano dei farisei, mentre si fermavano davanti alle case di tolleranza a benedire le porte e le sorelle che lì dentro consumavano la loro sopravvivenza. La Madonnina la porta con sé ogni giorno e ora, intorno a lui, formano un capannello curioso e affettuoso: qualcuno, mormorando, si unisce nell'orazione. Dopo qualche tempo, in uno studio Rai, rivedo l'identica statua. Era stato fratel Ettore, e allora mi chiarii chi era quello sconosciuto incontrato, che l'aveva donata loro dicendo, mi riferirono, che quel luogo ne aveva particolarmente necessità. Non poteva avere azzeccato, credo, bersaglio più opportuno.