Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente siamo chiamati a dare: «Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento». Furono anche queste parole a ispirare il patrono d'Italia, san Francesco, nella sua scelta estrema di povertà. Parole che oggi suonano come un invito a riscoprire ciò che è veramente essenziale in tutte le dimensioni dell'esistenza: sociale, politica, economica e spirituale. Certo la sua “conversione” agli occhi del mondo probabilmente appariva come follia, in realtà era espressione dell'infinita saggezza di Dio. Il santo Poverello era nato ad Assisi nel 1181 o 1182, in una famiglia di mercanti, conducendo una gioventù nel segno della mondanità. Nel 1203 visse però un'esperienza di malattia e prigionia che lo cambiò per sempre. La chiamata a «riparare la casa» di Cristo avvenne nella chiesa di San Damiano nel 1205. Era l'inizio di un'avventura spirituale le cui radici erano il Vangelo e la povertà, che sono ancora oggi le fondamenta della grande famiglia dei religiosi francescani. Francesco morì tra il 3 e il 4 ottobre 1226 presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. Canonizzato da Gregorio IX il 16 luglio 1228, il 18 giugno 1939, assieme a santa Caterina da Siena, è stato proclamato patrono d'Italia da Pio XII.
Altri santi. San Petronio di Bologna, vescovo (V sec.); beata Martina Vazquez Gordo, martire (1865-1936).
Letture. Romano. Gal 6,14-18; Sal 15; Mt 11,25-30.
Ambrosiano. Sof 2,3a-d;3,12-13a.16a-b.17a-b.20a-c; Sal 56 (57); Gal 6,14-18; Mt 11,25-30.
Bizantino. Ef 5,20-25; Lc 6,37-45.