Fotografie di emozioni, da Bach a Jovanotti
Le canzoni sono fotografie di emozioni. Una mostra permanente di immagini che ogni tanto visitiamo e riviviamo con enfasi. Quello che ci permette di emozionarci ascoltando una canzone – oltre alla melodia, al fatto che sia orecchiabile o interessante musicalmente – è talvolta anche una figura retorica che descrive chirurgicamente uno stato d’animo preciso. «Scusa se non parlo abbastanza, ma ho una scuola di danza nello stomaco». Ce le vedete una decina di ballerine in erba, col tutù rosa, a ballare nello stomaco di un uomo innamorato? Coez, in questa frase, fotografa chiaramente l’emozione del momento. «Bella, forte come un fiore»: la delicatezza unita alla fragilità. Jovanotti canta un concetto semplice ma estremamente profondo. E ancora, «l’ universo trova spazio dentro me». Altra figura retorica, stavolta uscita dalla penna geniale di Mogol, che fa parte della galleria fotografica delle emozioni di molti di noi. «Poi si schiarisce la voce e ricomincia il canto». Basta una frase a far sentire a chi ascolta Caruso il sapore del salmastro raccontato da Dalla.
Alcune fotografie di emozioni sono in bianco e nero, altre a colori sbiaditi, altre ancora assolutamente vivide. «Noi che restiamo qui, abbandonati come se non ci fosse più niente, più niente al mondo». Un sentimento intenso, quello cantato da Gino Paoli. Siamo qui, io e te, abbandonati a noi stessi come se fuori non ci fosse più nulla. Quanta anima, quanta poesia in questa similitudine. Gli autori dei brani di musica leggera hanno spesso sottolineato questo concetto. Quando si sta bene tra noi ci trasformiamo positivamente anche con gli altri. Ma Gli altri siamo noi? Tozzi ne è convinto, nel suo manifesto-canzone degli anni ’90. Anche l’effetto di ripetere la stessa parola all’inizio di una frase pone l’accento su qualcosa che ci tocca da vicino e che nelle canzoni viene evidenziato con chiarezza. Una per tutte, la storica Ogni volta di Vasco Rossi: «Ogni volta che viene giorno, ogni volta che ritorno, ogni volta che cammino e mi sembra di averti vicino...». Figure retoriche, concetti pensati con sentimento e naturalezza, senza alcuna accademia, che hanno l’obiettivo naturale di unirsi alla musica e arrivare dritte al cuore. Fotografie di emozioni. Che ci aiutano, insieme alla musica – come diceva Bach – a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.