Fare foto per rinnovo passaporto. Con ciò che comporta, 10 anni dopo. «Riesce a essere più naturale?» mi chiede la signora che scatta. Il tipico relax da plotone di esecuzione. «Speriamo» dico «che sulla tomba non mi mettano queste». Lei apre un cassetto, estrae 4 foto-tessera: «Questa è mia madre». Sul retro delle foto, grafia un po' ottocentesca, le ultime volontà: «Vi chiedo di utilizzare queste foto per la mia lapide». È una signora sulla sessantina, la sessantina di una volta intendo: filo di perle, capelli corti, azzurri e permanentati. «Mia mamma se n'è andata che aveva 91 anni. Al cimitero neanche la riconoscono, secondo me». La vezzosa signora si è preoccupata per tempo di essere in ordine anche nel post-. «Lei si vedeva così» dico alla fotografa. La guardo: le somiglia molto. «Vuole che la ricordino così». Ho in mente una mia bella foto sui vent'anni, sguardo limpido e pelle tesa. Sarebbe un'idea, se non che rattristerei i visitatori: accidenti, tanto giovane. La verità è che essere ricordata è l'ultimo dei miei problemi. Mai capito il terrore dell'oblio: che senso ha? Quel poco di buono che hai fatto continua a vivere, è proprio per quello che era buono: perché era destinato a non morire mai. Il resto "polvere quieta", e intorno "api e fiori", dice la sublime poeta Emily Dickinson.