Per vedere un po' di spettacolo e provare qualche brivido abbiamo dovuto attendere una stagione. Solo alla fine, quest'anno, la Formula 1 in tv ha offerto qualcosa che non fosse la noia. Nell'ultima gara, trasmessa in diretta domenica scorsa da SkySport e da Rai 1, ha tenuto alta la tensione la lotta fratricida in casa Mercedes con Nico Rosberg (alla fine campione del mondo) e Lewis Hamilton (primo al traguardo) che si sono giocati tutto ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, su uno dei circuiti più irreali del circo dei motori, una vera e propria cattedrale nel deserto. In precedenza, nel penultimo appuntamento, in Brasile, ci aveva pensato la pioggia a trasmettere un po' di adrenalina allo spettatore: interruzioni, safety car, rimonte, una volta tanto sorpassi e poi… gli incidenti. Sì, sembra assurdo, ma guardando la Formula 1 in tv, ad eccezione della partenza, i momenti più emozionanti restano gli incidenti ed è il segno che qualcosa non va, anzi: è la conferma, senza ipotizzare motivazioni psicologiche più profonde, che altrimenti non c'è spettacolo. Innanzitutto per un problema tecnico. Caratteristica della Formula 1 è la velocità. Ma le riprese televisive schiacciano i piani, mentre le angolazioni sono accentuatamente dall'alto. Non si riesce quasi mai a cogliere i rapporti reali di spazio e quindi il senso stesso della velocità. Lo sa bene chi ha visto almeno un Gran premio dal vivo. La velocità e la potenza sono tali che in televisione nemmeno si intuiscono. In una gara di Formula 1 quello che conta è il rapporto spazio/tempo, ma in tv viene a mancare, come detto, il primo parametro per cui deve per forza prevalere il punto di vista emozionale, lo spettacolo. Altrimenti, il tifo. Ad esempio, in Italia, una Ferrari vincente sopperirebbe alle carenze spettacolari, perché qui, a differenza degli altri Paesi e anche delle moto, conta la macchina e non il pilota. Diversamente c'è poco da fare, anche se Sky, soprattutto con l'interattività, ci prova in tutti i modi a tenere desta l'attenzione. Ma se non fa spettacolo la diretta e l'interattività, figuriamoci la differita a cui la Rai è costretta per una buona parte dei Gran premi, penalizzata anche da una telecronaca molto meno dinamica di quella rivale. Persino sull'audio di sottofondo dalla pista la Rai opta per la soluzione più soft. Alla faccia della noia.