Oltre alla quattordicesima mensilità, l’Inps inserisce nella rata di luglio – si riscuote alla posta il giorno 1 e in banca il giorno 3 – alcuni aumenti sulle pensioni di importo minimo, previsti dalla legge di Bilancio 2023. Si tratta di un “incremento” (così è indicato nella legge per contrastare l’inflazione e la perdita di acquisto dei redditi) sugli assegni in pagamento nel 2023 e nel 2024 (comprese le tredicesime) di importo diverso secondo l’età del titolare, se con meno o più di 75 anni. L’aumento è liquidato d’ufficio. Sulla rata, l’Istituto aggiunge gli interessi dal 1° gennaio 2023 oppure da una decorrenza successiva se la pensione è liquidata dopo gennaio.
Saltando calcoli alquanto complessi, a conti fatti e senza alcuna rilevanza dei redditi personali, ai pensionati con meno di 75 anni spettano 8,46 euro mensili che elevano la minima a 572,20 euro. Agli over 75, si aggiungono 36,08 euro portando la pensione minima a 599,82 euro. Nel 2024 la rivalutazione annuale delle pensioni partirà dall’importo base del 2023 (565 euro), non tenendo conto degli attuali incrementi che restano validi e a se stanti per il 2023 e il 2024.
Fondo Clero. L’ente precisa (messaggio numero 2.329 del 22 giugno) che l’incremento spetta anche ai pensionati del Fondo Clero e che per le pensioni liquidate in base alla convenzione Italia-Vaticano l’incremento è calcolato sull’importo complessivo lordo in pagamento e pertanto sul pro-rata italiano.
Il messaggio dell’Istituto sembra aprire le porte a una applicazione generalizzata del beneficio per tutti i pensionati del Fondo. In realtà le condizioni richieste dalla legge sono per i sacerdoti praticamente irraggiungibili.
Bisogna infatti considerare che l’incremento è destinato a chi ha solo una pensione al minimo, ma la generalità del clero ha anche la pensione della scuola che, cumulata, fa oltrepassare l’importo minimo.
In ogni caso nel Fondo clero il minimo si raggiunge dopo 20 anni di contributi e 68 anni di età, e sull’importo si aggiunge una maggiorazione di 6 euro per ogni ulteriore anno di versamenti. Quindi l’assegno mensile dei sacerdoti supera sempre, di qualche decina di euro, il trattamento minimo.
Unica favorevole eccezione per i nuovi aumenti si riscontra solo per i sacerdoti riconosciuti invalidi nel Fondo senza aver raggiunto i 20 anni di versamenti.
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