Fondo Clero, invasione di campo
Il lunghissimo periodo di tempo che il ministero del Lavoro si è assegnato per emanare un provvedimento di ordinaria amministrazione è stato impiegato in parte nell'attesa di una annunciata legge di stabilità, in parte per studiare l'applicazione della legge approvata (n. 122 dello scorso luglio) ai vari Comitati amministratori delle gestioni previdenziali dell'Inps. La legge infatti ha disposto che la composizione dei Comitati fosse ridotta almeno del 30%, così da ottenere un minor costo degli stessi organi.
Il nuovo Comitato Clero, prima composto da 9 membri designati dalle varie confessioni, è stato così ridotto a 6 membri, dei quali 3 in rappresentanza del clero cattolico, uno per le altre confessioni e due in rappresentanza dei ministeri. L'obiettivo di ottenere risparmi di spesa, assolutamente modesti nella gestione della previdenza sacerdotale, ha prodotto però uno stravolgimento nell'impianto del Fondo Clero.
Tenuto conto che i sacerdoti costituiscono oltre il 99% degli iscritti al Fondo, il legislatore aveva stabilito, sin dal lontano 1973, che al clero cattolico fosse sempre garantita la maggioranza all'interno del Comitato (5 membri su 9). La riduzione dei componenti, applicata ora dal ministero, avviene a danno della rappresentanza cattolica (3 membri su 6), che perde così la maggioranza voluta dalla legge, mentre assegna ai funzionari ministeriali (2 su 6, ben un terzo) un peso decisivo, non voluto dalla legge, diverso da quello ad essi proprio, e delimitato, di semplice controllo burocratico. L'invasione di campo del ministero del Lavoro non incide solo sulle garanzie della rappresentanza cattolica ma impatta perfino sulla stessa validità della riduzione dei componenti. La legge 122 riguarda infatti i «Comitati amministratori» delle gestioni previdenziali, mentre il Fondo Clero è gestito da un «Comitato di vigilanza», con compiti più limitati di quelli richiesti a un organo amministratore. E questo invaliderebbe, alla radice, il decreto di rinnovo del Comitato, così come disposto dal Ministero del lavoro. Tuttavia, se il provvedimento ministeriale fosse riconosciuto ugualmente valido, il nuovo Comitato del Fondo potrebbe vantare un salto di qualità, passando ad essere un autorevole organo di amministrazione al posto di un semplice consiglio di vigilanza.