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Fondi Ue, l'Italia green è virtuosa

Andrea Zaghi sabato 5 gennaio 2013
L'Italia è riuscita ad impegnare tutti fondi messi a disposizione dall'Unione europea per i cosiddetti Piani di sviluppo rurale (PSR) e per la pesca. Si tratta, a conti fatti, di oltre un miliardo e 300 milioni di euro. Risorse buone per migliorare la produttività e la qualità dell'agricoltura nazionale, oltre che dell'attività marittima. Soprattutto si tratta della prova che - quando si vuole - anche nel nostro Paese le cose si fanno e bene. Per questo Mario Catania, ministro delle Politiche agricole, ha fatto rilevare con orgoglio il risultato raggiunto. Che tuttavia non deve far abbassare la tensione positiva per una sempre maggiore efficienza della spesa e dei controlli su di essa.Guardando al dettaglio dei numeri, emerge chiaramente quanto è stato fatto. Complessivamente, nel 2012 la spesa pubblica erogata per lo sviluppo rurale è stata pari a circa due miliardi e 559 milioni; di queste risorse, circa un miliardo e 294 milioni sono arrivati dall'Europa, il resto è stato messo dalle casse nostrane (nazionali e locali). Soldi che sono serviti per migliorare le strutture produttive agricole ai quali vanno aggiunti quelli relativi al sostegno diretto dei mercati agricoli e quindi destinate alle singole produzioni. Per la pesca, invece, sono stati spesi complessivamente 110 milioni di euro di cui circa 59 provenienti dalle casse europee.Ciò che conta è che l'essere riusciti ad utilizzare tutte le risorse finanziarie messe a disposizione da Bruxelles, e quindi evitare il cosiddetto "disimpegno" dei fondi, cioé il loro ritorno nelle disponibilità dell'Ue, è il risultato del lavoro coordinato compiuto tra ministero, Regioni, Agea e organismi pagatori. Un meccanismo di erogazione non semplice che è stato ulteriormente messo sotto pressione da eventi straordinari come il terremoto in Emilia. Un fatto che proprio Catania rileva spiegando come si sia riusciti ad ottenere due importanti risultati: destinare maggiori risorse alle Regioni impegnate nella ricostruzione post terremoto e rendere operativo un fondo speciale Iva, con il quale assicurare la copertura di tutti gli investimenti realizzati da soggetti pubblici la cui Iva non può essere posta a carico dei fondi comunitari destinati allo sviluppo rurale. Questa iniziativa ha permesso lo sblocco di molti finanziamenti in precedenza "incagliati" proprio per la mancata copertura della quota Iva. Istruttorie di analisi delle domande ed erogazione dei fondi hanno poi avuto un'accelerazione proprio nei due ultimi mesi del 2012 grazie anche alla creazione di uno speciale gruppo di lavoro ministeriale.È evidente che adesso occorrerà replicare quanto di buono è stato fatto nel 2012 anche per il 2013. È quanto si aspettano gli agricoltori e anche l'Europa alle prese, proprio in queste settimane, con la ripresa delle trattative per la nuova Politica agricola comune (Pac) che presto dovrà nascere e che dovrà obbligatoriamente fare i conti anche con le ristrettezze del bilancio comunitario.