L'aforisma è una breve frase che racchiude pensieri spesso ironici e paradossali. Supremo aforista fu Ennio Flaiano, al quale si deve questa sentenza: «La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. E la verità fulmina chi osa guardarla in faccia». Maestro inarrivabile dell'Accademia aforistica è Karl Kraus, con i suoi Detti e contraddetti tradotti in italiano da Roberto Calasso in persona: «L'aforisma non coincide mai con la verità», ha spiegato definitivamente Kraus, «o è una mezza verità o una verità e mezzo». Gino Ruozzi ha curato ben due Meridiani Mondadori di Scrittori italiani di aforismi (1994-1996), voluminoso kit di pronto soccorso per quando si è a corto di idee. Mario Postizzi è un aforista ben temperato o, meglio, di flauto dolce, che, dopo Hommelettes (2007) e Una lama tra le nuvole (2014) torna con una nuova raccolta di Aforismi tra la vita e la morte, sempre edita da Aragno (pagine 214, euro 15,00). Una silloge ogni sette anni: un buon ritmo da passista. Una collezione di aforismi è di natura intrinsecamente frammentata, e la tentazione di trovare un filo conduttore che non sia la semplice coerenza stilistica è forte. William Spaggiari, nella Prefazione, sembra averlo trovato (il filo) nella ricorrenza della parola “linea”, capitale in questo aforisma: «Andare al fronte, fino a raggiungere la linea di fuoco, in attesa di un lampo di genio che non abbia nulla da aggiungere». Che cosa vuol dire? Spaggiari lo spiega così: «Postizzi va al di là della linea, proponendo (come frutto, appunto, di un “lampo di genio”) uno scavo incessante nelle zone d'ombra, nei luoghi riposti del pensiero e della vita». Capito? Io no. Anche Fabio Merlini, nella Postfazione, si appiglia al medesimo aforisma e commenta: «Apprendiamo come una volta raggiunta la linea di fuoco del fronte (e quale esistenza non vi si confronta continuamente), ciò di cui occorre dare prova è la capacità di attendere, per dare spazio a “un lampo di genio che non abbia nulla da aggiungere” grazie appunto a una rivelazione che dice tutto. Vi è una saggezza che l'azione deve imparare ad apprendere dall'inazione». Un po' più chiaro di Spaggiari, ma se poi il “lampo di genio” non arriva? La linea di fuoco del fronte è il posto più scomodo per stare in attesa. Mah, forse il modo migliore per gustare gli aforismi è lasciarli al loro istitutivo stato di frammenti, prendendoli a uno a uno. Trascrivo, dunque, alcuni di quelli che mi hanno più colpito leggendo Postizzi: «Nella corsa aforistica, vince chi sa trovare la scorciatoia che allunga i passi del pensiero»; «Ho messo la testa a posto con un libro che non ho capito»; «La concisione rivela l'abilità di esprimere un sapere con stupidità ridotta»; «Il critico ricorda il saltellante e puntiglioso giudice di linea, che sbandiera ai quattro venti i fuorigioco in campo artistico»; «La chiacchiera scivola da un rubinetto che perde, non da un fiume che scorre»; «Alla stazione sono scomparsi i facchini. Due rotelle trascinano senza fatica il loro lavoro»; «La malinconia fa cadere all'indietro le lancette trafitte del tempo»; «Faccio di tutto per diventare attore non protagonista della mia biografia».