Roberto TimossiIl poeta e filosofo inglese Samuel Taylor Coleridge, in Conversazioni a tavola alla data del 2 luglio 1830, pare si sia lasciato andare a questa considerazione: «Tutti gli uomini nascono aristotelici o platonici, cioè razionali o irrazionali». Tale affermazione è stata poi ripresa da Jorge Luis Borges nel libro Altre inquisizioni (Feltrinelli) per ribadire che dal suo punto di vista i platonici sarebbero «realisti» e gli aristotelici nominalisti. Lasciando da parte la discutibilità delle interpretazioni del platonismo e dell'aristotelismo proposte tanto da Coleridge quanto da Borges, rimane comunque un dato di fatto: dal IV secolo a.C. in poi la filosofia in Occidente è stata esplicitamente o implicitamente influenzata dalle due grandi figure di Platone e Aristotele. Non c'è in sostanza alcun importante filosofo che non abbia dovuto fare i conti con il pensiero platonico e aristotelico, schierandosi a seconda dei casi con l'uno piuttosto che con l'altro oppure tentando una sintesi di entrambi. In generale, l'intera storia filosofia occidentale è rimasta profondamente radicata nel pensiero greco antico e in alcuni suoi sviluppi in epoca romana, se è vero che ancora oggi le questioni centrali restano quella ontologica, quella gnoseologica o epistemologica, l'estetica e l'etica individuate per primi dai filosofi greci. La tradizione storiografica ci ha consegnato alcune monumentali storie della filosofia greca, come quelle ottocentesche di Eduard Zeller – La filosofia dei greci nel suo sviluppo storico (La Nuova Italia) – e di Theodor Gomperz – Pensatori greci (Bompiani) –, che risentono inevitabilmente dell'ambiente filosofico in cui furono scritte: idealistico per il primo e positivista per il secondo. Questi due testi hanno costituito per lungo tempo le opere di riferimento per la storia del pensiero antico di tutta la cultura occidentale e tuttora continuano ad essere importanti, anche se – come è inevitabile – non risultano certo aggiornate e in alcune analisi appaiono "datate". Dagli anni '70 anche nel nostro Paese hanno incominciato a circolare buone storie della filosofia antica scritte da studiosi italiani. Oltre infatti agli ampi volumi dedicati al pensiero antico in classiche storie generali della filosofia come quelle di Nicola Abbagnano (Utet), Ludovico Geymonat (Garzanti), Mario Dal Pra (Vallardi), Pietro Rossi e Carlo Augusto Viano (Laterza), da noi, dopo i due volumi dedicati al pensiero greco-romano da Francesco Adorno (Feltrinelli), nel 1975 veniva pubblicata la Storia della filosofia antica di Giovanni Reale (Vita e Pensiero), poi rivista e aggiornata nei dieci volumi della Storia della filosofia greca e romana (Bompiani). Quest'ultimo poderoso lavoro di Reale ha segnato sicuramente una tappa importante nella storia dei pensatori antichi non solamente in Italia, ma anche a livello internazionale, perché di fatto scritta da un solo autore che non faceva mistero di preferire allo storico privo di idee generali e magari puro filologo un tipo di storico che al lavoro scientifico affiancava una vis filosofica. Da questo punto di vista, fare un passo avanti nella storia del pensiero greco e romano richiedeva la capacità di unire insieme l'approccio filosofico con la competenza dello storico specialista; e in questa direzione sembra andare la recente Storia della filosofia antica in quattro volumi (Carocci) diretta da Mario Vegetti e Franco Trabattoni, i quali garantiscono la coerenza di fondo degli scritti di diversi e "collaudati" specialisti del pensiero filosofico greco e latino, pressoché tutti italiani. Di alto profilo scientifico sono anche i curatori dei singoli volumi: Mauro Bonazzi (1. Dalle origini a Socrate), lo stesso Trabattoni (2. Platone e Aristotele), Emidio Spinelli (3. L'età ellenistica) e Riccardo Chiaradonna (4. Dalla filosofia imperiale al tardo antico); la collana viene presentata lunedì 13 giugno alle 18.30 al Grande Museo del Duomo di Milano, con Armando Torno e monsignor Gianantonio Borgonovo. Non potendo dar conto di tutti gli importanti contributi contenuti nei 4 tomi, ci limitiamo a sottolineare, oltre all'indubbia completezza, la presenza di alcuni interessanti saggi sulla critica e l'interpretazione delle figure più rilevanti (Socrate, Platone e Aristotele), sulle epistemologie e sulla scienza ellenistiche, sull'incontro della cultura greca con quella romana e sul rapporto tra filosofia antica e cristianesimo. In definitiva, una nuova importante opera sulla filosofia antica che rappresenta un'evoluzione rispetto alle precedenti, utile non soltanto come manuale universitario, ma soprattutto quale strumento di arricchimento e aggiornamento culturale.