Covid-19 non deve mettere in ginocchio l'agroalimentare italiano. Questo, almeno, è l'obiettivo di una sorta di grande alleanza che in poche ore a raccolto le adesioni di un buon numero di attori della filiera. E non potrebbe che essere così, visto che in gioco non c'è solo il destino di un comparto che, tutto compreso, vale ormai la bella cifra di 538 miliardi di euro pari al 25% del Pil, ma soprattutto la possibilità di avere cibo fresco tutti i giorni e lavoro per circa 3,6 milioni di persone impegnate a garantire quotidianamente le forniture alimentari attraverso 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari e 230mila punti vendita in Italia. Due i promotori dell'intesa, Coldiretti e Filiera Italia (che a sua volta raccoglie alcuni dei migliori nomi agroindustriali e distributivi del Paese), che in questo modo puntano non solo ad assicurare rifornimenti alimentari regolari, contrapponendosi quindi alla corsa all'accaparramento che è già stata osservata, ma anche mettere in atto un ferreo controllo dei tentativi di speculazione che si sono già verificati per alcuni prodotti (come quelli lattiero-caseari). Per questo è stato sottolineato che tutti i componenti dell'alleanza vigileranno perché «lungo tutta la filiera sia premiato e valorizzato chi adotta pratiche commerciali corrette e trasparenti. Ed escludendo e denunciando chiunque possa pensare in un momento così delicato di speculare o approfittare di situazioni di carenza o di eccesso di prodotto abbassando il prezzo ingiustificatamente sui prodotti più richiesti». Insomma, due paiono essere le parole d'ordine per l'agroalimentare nazionale: regolarità e onestà. Esattamente quello che serve (insieme alla trasparenza), per un mercato come quello alimentare scosso da ondate di panico, soggetto a false notizie ed esposto a forti speculazioni. Illuminante a questo proposito è quanto reso noto da Coldiretti in questi giorni. Il 38% degli italiani s'è messo a fare scorte di prodotti alimentari e bevande per il timore, ingiustificato, di non trovarli più disponibili sugli scaffali. L'organizzazione della filiera e le numerose iniziative a livello locale (che arrivano addirittura alla distribuzione porta a porta della spesa alimentare), servono anche per rispondere a comportamenti di questo genere. Il problema vero è tuttavia un altro: vincere le paure ingiustificate (che già molti danni hanno fatto in passato all'agroalimentare), è qualcosa di complesso e difficile.