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FIELE E MIELE

Gianfranco Ravasi giovedì 27 giugno 2002
Civile, esser civile, vuol dire proprio questo: dentro, neri come corvi; fuori, bianchi come colombi; in corpo fiele; in bocca miele. Così definisce la cosiddetta "civiltà" Paolino, uno dei personaggi del dramma L"uomo, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello (1867-1936), facendosi interprete del pessimismo del suo creatore. L"ipocrisia sembra troppo spesso il sale delle relazioni umane. All"esterno si è candidi come colombi, in realtà si è come i ben noti "sepolcri imbiancati" dell"accusa di Gesù. Le parole sono educate, fin adulatorie e dentro si cova odio e disprezzo. La sincerità è sempre costosa, talora ardua; praticare l"altro motto di Cristo, «Sì, sì, no, no, perché tutto il resto viene dal Maligno», è un"impresa non conveniente nella maggioranza dei casi. George Bernard Shaw nel suo Uomo e superuomo ironizzava dicendo che «è pericoloso essere sinceri, a meno di essere anche stupidi» e Oscar Wilde continuava: «Un po" di sincerità è una cosa pericolosa; molta sincerità è poi assolutamente fatale». Bisogna, quindi, essere molto coraggiosi per adottare a emblema la sincerità. La quale, però, non è necessariamente sinonimo di ingenuità e di faciloneria. E a questo proposito diventa prezioso un altro celebre monito di Gesù ad essere «semplici come colombe e astuti come serpenti». In tutte le cose è necessaria la sapienza che sa discernere, la pazienza che sa attendere, la dolcezza che non recrimina, il controllo che non fa procedere istintivamente. Alla sincerità, che rimane comunque lo stile di fondo, deve dunque sempre coniugarsi la prudenza, la discrezione, la delicatezza.