Dopo gli speciali e i docufilm a dieci anni dal terremoto che il 6 aprile 2009 distrusse il centro storico di L'Aquila e i paesi vicini, è arrivata anche la fiction con la firma autorevole di Marco Risi al debutto nella regia televisiva. Si tratta di L'Aquila - Grandi speranze, in onda il martedì alle 21,25 su Rai 1, con un buon cast di attori (da Giorgio Marchesi a Donatella Finocchiaro, Giorgio Tirabassi, Valentina Lodovini, Luca Barbareschi) e un bel gruppo di ragazzini. Sono questi ultimi, di fatto, i protagonisti di una storia che guarda giustamente al futuro. Un ulteriore passo avanti rispetto al bel docufilm di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi, L'Aquila, 03:32 - La generazione dimenticata, che puntava, anche come forma di denuncia, sui giovani universitari, oggi trentenni, “la generazione dimenticata” appunto, quella che ha pagato un prezzo altissimo anche in termini di vite umane. La serie diretta da Risi e scritta da Stefano Grasso guarda alla generazione successiva, quella dei bambini traumatizzati dal terremoto, oggi ventenni, che all'indomani del sisma (la fiction per il momento è ambientata nel 2010) tentano di tornare a vivere il centro storico della città entrando di nascosto nella zona rossa e trasformandola nel loro regno. Dietro ai ragazzi ci sono le famiglie, combattute tra rassegnazione e voglia di rinascere. Tra queste c'è la famiglia impegnata nella disperata ricerca della figlia più piccola. Pur sopravvissuta con certezza al terremoto, lo documentano le immagini di una tv locale, la bambina è poi scomparsa nel buio delle strade della città. Una sorta di giallo che terrà su con elementi di suspense un racconto che si annuncia piuttosto lungo (sei puntate) e che potrebbe portare a qualche calo di tensione e di attenzione da parte dei telespettatori, pur trattandosi di un prodotto notevole, sostenuto dall'originalità del punto di vista dal quale è narrata la storia, quello dei ragazzini, anche se lo scontro tra le bande di teenager non è sempre del tutto credibile. Qua e là anche qualche pizzico di retorica. Ma ci può stare. L'importante è che questa attenzione per L'Aquila, anche attraverso la finzione televisiva, porti alla vera rinascita della città.