Può un rigore sbagliato deviare il corso della storia? In qualche Bar Sport dei Balcani qualcuno se lo chiede ancora pensando a quella notte, per niente magica, del 30 giugno 1990. L'estate del Mondiale italiano, allo stadio Franchi di Firenze va in scena Jugoslavia-Argentina. La partita al 90' si chiude sullo 0-0, poi alla lotteria degli undici metri vinsero Maradona e compagni. In una sequenza dal dischetto più thrilling che mai, si consumò l'errore fatale del terzino Faruk Hadžibegic. L'allora 33enne bosniaco capitano della Jugoslavia è stato l'ultimo, nel marzo del '92, ad indossare la fascia al braccio della casacca della nazionale della Repubblica Socialista Federale. Quell'errore di Faruk è diventato il simbolo della deviazione storica di un Paese. C'è chi addirittura crede, che se Hadžibegic avesse trasformato quel rigore e quindi regalato la vittoria alla Jugoslavia, forse dalla Slovenia alla Macedonia, sarebbe potuto risorgere il nazionalismo jugoslavo. Invece da quel momento i venti di guerra iniziarono a spirare forte, proprio dalle curve degli stadi, da Belgrado fino a Sarajevo. Hadžibegic si rifece una seconda vita da calciatore in Francia, ma il ricordo di quel rigore sbagliato è il più amaro che si porta appresso, assieme alle strane sensazioni di quelle notti italiane in cui doveva dribblare «pressioni» e gli orrori imminenti. «Dovevo stare attento al nome, alla religione, alla provenienza, dovevo calcolare tutto...».