Famiglie numerose speranza per la Ue
(all'incirca 50 milioni sui 513 censiti nel 2018) vive ancora oggi in famiglie numerose, formate cioè da genitori con almeno tre figli. E tuttora quasi un terzo dei bambini che nascono nei 28 Paesi membri della Ue, trovano ad accoglierli due o più fratelli o sorelle, inserendosi quindi nella categoria statistica delle "big families". La tendenza allo spopolamento del vecchio continente trova dunque un argine robusto e confortante, oltre che nell'arrivo dei migranti, anche nella disponibilità di tante coppie ad accogliere figli dove già non ne mancano.
Il fenomeno è forse poco evidente in Italia, dove la crescita del numero dei figli da tempo viene piuttosto collegata a un drastico incremento del rischio povertà. Ma nell'insieme dell'Unione europea la "resistenza" dei nuclei composti da 5 o più individui è notevole anche solo sull'arido terreno delle cifre, visto che in media essi rappresentano il 13 per cento delle famiglie, con una punta del 26 nella "verde" - anche sul piano demografico - Irlanda. Da noi l'incidenza si ferma a uno scarso 8 per cento, ma c'è pure chi sta peggio, come il Portogallo con il 7 e la Bulgaria col 5 per cento.
La sfida ora consiste nel dare a questa galassia l'attenzione politica che merita. E l'auspicio è che, nel faticoso decollo della nuova Commissione guidata dalla "super mamma" tedesca Ursula von der Leyen, la questione delle politiche per le famiglie, specie quelle "formato XL" o più, assuma il giusto rilievo. A livello comunitario si sta mobilitando l'Elfac, European large families confederation, con sede a Barcellona e presieduta dall'italiana Maria Regina Maroncelli, che collega 24 associazioni nazionali di 21 Paesi. Nel mese scorso, assieme ad altre 35 sigle di realtà che supportano i diritti delle famiglie, hanno sottoscritto una lettera-appello promossa dalla ong internazionale Iffd e indirizzata alla nuova Commissaria competente, nonché vicepresidente dell'esecutivo, la croata Dubravka Šuica.
Esponente dal 2013 del gruppo dei Popolari a Strasburgo, la ex sindaco di Dubrovnik guiderà il portafoglio denominato "Democrazia e demografia", un abbinamento che, dal punto di vista delle famiglie numerose, acquista un certo sapore simbolico. Dove meglio possono apprendersi,
infatti, alcune regole base della convivenza e del rispetto reciproco tipiche della democrazia, se non in un "focolare" ben affollato e in cui le eccessive pulsioni individualiste vengono per forza di cose ridimensionate e corrette?
Nella lettera in questione, l'Elfac e gli altri firmatari sollecitano una seria politica family friendly, in particolare per tutto ciò che può favorire la conciliazione tra tempi di lavoro e cura domestica, come condizione necessaria per lasciare ai genitori piena libertà di avere figli. La richiesta nasce anche sulla scorta di una recente direttiva della stessa Ue e dell'ultima assemblea generale delle Nazioni Unite, che individuano nella conciliazione lavoro-famiglia un mezzo per garantire sia il benessere dei bambini, sia il raggiungimento della parità di genere e il rafforzamento del ruolo della donna nella società.
Nello stesso tempo, sempre a livello comunitario, l'Elfac sta promuovendo la creazione di una rete continentale delle città "amiche della famiglia", che il 14 novembre prossimo terrà a Bruxelles la sua prima Convenzione, presso la sede del Comitato economico e sociale della Ue. Quella delle città family friendly è un modello di "buone pratiche" elaborato a partire dall'esperienza italiana di Trento, che sta crescendo sia in Italia sia in altri Paesi. Anche dal decollo di questo network la vecchia Europa ha tutto da guadagnare.