Falsi moralisti del web ma così fan tutti...
Ma l'ambizione 'positiva' si impernia sul merito delle cose, non sull'apparenza vuota di proiezioni del sè ridicole, artificiose e strumentali. Da questo nessuno è immune, inutile negarlo, è scritto in trilioni di post carichi di retropensieri tanto puerili quanto velenosi. Vado in controtendenza: i social che, mea culpa, curo molto poco, sono osservatori psicologici insostituibili. Consultarli aiuta molto a definire il quadro di chi si ha di fronte. Se si sa leggere un minimo l'inconfessato è chiaro, aspirazioni, frustrazioni, capacità di fingere, tendenze violente, opportunismo e piaggerie, una cornucopia per lo psicologo fai da te. Persone di cultura, di fede, professionisti e funzionari, politici ad ogni livello nei social regrediscono a stadi di dissimulazione infantile imbarazzanti. I più 'scafati', la cui finalità è autoincensarsi fino al ridicolo, sono convinti di mascherarla con il makeup tecnologico e si producono in esercizi di morale, fotografie che fanno intendere qualcosa dicendo altro, iniziative socioculturali elette, ostentano ruoli e gesti che, secondo loro, dovrebbero assurgerli alla gloria, fosse anche quella di qualche like. Un classico lo abbiamo visto questi giorni: quanti si sono serviti dei funerali
di Berlusconi per darsi un tono del tipo lo conoscevo anch'io, le foto col morto sono un classico del cinismo opportunista da avanspettacolo. Presenzialismi, finzioni consapevoli, trasformismo di risulta sono l'humus che ha cresciuto noi come gli youtuber, alimentando una scissione che come una valanga produce effetti irreversibili. Noi che abbiamo tutti contribuito a far rotolare il primo sassolino nascondiamo la mano, noi,
tutti scrittori, tutti soloni, tutti giudici, tutti legislatori e statisti, tutti buoni e bravi, nella segreta speranza che nessuno, un giorno possa dirci: tu quoque, tu quoque urus. © riproduzione riservata