Facciamo largo ai giovani in cantina, si argina così la «fuga dei novelli»
E poi, come avevamo previsto la settimana scorsa, c'è stato il bagno di vip e di politici che hanno scelto il traino del vino per associare la loro immagine a qualcosa che vince. Durante una trasmissione televisiva dove sono stato ospite, mi ha colpito la riflessione del direttore dell'Arena di Verona: il vino è diventato un deterrente per la fuga dei nostri giovani all'estero. E a guardare fra gli stand oppure a conoscere le storie dei giovani che si raccontavano ad altri coetanei in un match che aveva per titolo Young to Young, veniva da esclamare: «È vero!».
Del resto, per la prima volta quest'anno si è registrata una ripresa dei consumi interni di vino, mentre l'export continua a dare buone soddisfazioni. E Vinitaly ha già in programma un roadshow in nuovi mercati: dall'India all'America Latina. Dunque il tema che può sintetizzare tutte le sfumature di questo Vinitaly è: come non tradire le aspettative dei giovani, in un'Italia dominata da quel vecchiume che rimane attaccato alla poltrona, con l'unica strategia dell'autoreferenzialità.
Ma non è la sola minaccia per il futuro: c'è anche l'invadenza della finanza, per cui si legge che mezzo ettaro di vigneto nelle zone del Barolo è stato pagato 2 milioni di euro! Una follia, tale per cui l'acquisto di una vigna non è più un investimento destinato alla produzione, ma qualcosa che sembra avere a che fare con una nuova bolla, patrimoniale o finanziaria che sia. Di fronte a ciò, il giovane che s'affaccia in questo mondo cosa fa? Getta la spugna. Oppure viene stimolato a cercare espressioni colturali in altre zone, salvo poi trovarsi ad affrontare un ginepraio di pastoie burocratiche che talvolta sono scoraggianti.
Se Vinitaly è stato un banco di prova (per ora solo di comunicazione: gioco facile) per i nuovi leader che hanno avuto applausi e bagno di folla, resta da capire se lo sarà anche per la semplificazione che dovrebbe spianare la strada a un'economia sana. Dietro al mondo del vino c'è in gioco molto più di una bottiglia: c'è l'ambiente, c'è il racconto di una storia antica che ha saputo trasformarsi e rigenerarsi. C'è l'antidoto allo spopolamento delle campagne e anche, cosa non da poco, l'invito a restare in questo Paese, a dare fiducia a un'Italia che non vorremmo fosse condannata all'incomunicabilità fra fazioni politiche dimentiche dell'unico motivo per cui esistono: la salvaguardia del bene comune.