«Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere», ma ai giocatori dell'Excelsior di Bolzano il refrain possiamo anche non cantarlo, perché questa è la formazione più allenata alla sconfitta che io conosca. La loro vittoria consiste nel «fare giocare tutti», perdono solo se non riescono «a far sentire ogni componente della rosa un titolare fondamentale». E questo all'Excelsior non accadrà mai. L'elogio degli sconfitti ha numeri da record, ovviamente negativo: 17 ultimi posti di fila in 17 stagioni nella Terza categoria bolzanina «quasi sempre con zero punti in classifica - ricordano fieri - 2.500 gol subiti (appena 203 realizzati), 335 sconfitte solo due vittorie di cui una non omologata e cinque pareggi». «Ma abbiamo vinto 13 Coppe Fair-Play e da noi mai esonerato un allenatore, neanche dopo un 21-0», dice un sorridente e ottimista Massimo Antonino, uno dei fondatori del club che vanta lo scudetto del più battuto d'Italia. In Francia l'Excelsior è quasi più noto di qualche blasonata di Serie A, specie dopo la proiezione de "I magnifici perdenti", il docufilm di Jean Gaudry. Storia di questa rosa di giovani under 25 che sboccia in campo con il suo 30% di stranieri richiedenti asilo: africani, dell'Afghanistan, dell'Iraq. L'inclusione alla fine pareggia tutte le caselle dei ko. Del resto, sostiene Eugene O'Neal «la gente che vince sempre, appartiene alla classe media dello spirito», e qui parliamo dell'Excelsior.