Europa, una nuova previdenza
Polonia. Singolare, per l'Italia, è stata ad esempio la migrazione di milioni di cittadini polacchi richiamati (anche solo per l'udienza del mercoledì) dal carisma del papa e concittadino Giovanni Paolo II. Dall'ondata religiosa e dall'integrazione europea è sorto il fenomeno dei polacchi che hanno preso la residenza stabile in Italia, stimati, secondo una ricerca della Caritas, in oltre centomila persone. La maggior parte è composta da donne che lavorano nel settore dell'assistenza familiare, anche se, precisa la Caritas, è fuori luogo l'equazione «donne polacche uguale colf».
Il fenomeno ha indotto l'Inps ad avviare uno speciale rapporto con lo Zus, l'istituto che gestisce la previdenza sociale in Polonia. I due grandi enti previdenziali hanno convenuto, nei giorni scorsi, di procedere ad un accordo formale per regolare lo scambio di informazioni nell'interesse dei rispettivi lavoratori assicurati.
Liberi professionisti. Su un altro versante, altrettanto interessante è l'iniziativa assunta di recente dalle Casse professionali dell'Italia, della Francia e della Germania - attraverso gli organismi (come l'Adepp italiano) che riuniscono le numerose associazioni previdenziali nazionali - di allearsi in vista di una migliore previdenza professionale e di marca europea. Il passo iniziale dell'accordo prevede la creazione di un organismo non burocratico capace di dialogare con le istituzioni europee per rappresentare le problematiche delle singole Casse, ad iniziare da una completa totalizzazione in Europa dei contributi previdenziali, sulla stessa linea della totalizzazione in vigore in Italia. Ad esempio, un avvocato italiano o straniero che versa i contributi alla cassa forense in Italia, se in seguito lavora in un altro Paese perde i versamenti italiani senza possibilità di recupero. A breve dovrebbe poi seguire l'adesione delle omologhe Casse professionali della Spagna, del Portogallo, della Grecia e dei paesi dell'Est integrati all'Unione.