ESULTATE O CIELI
e voi che abitate in essi» (12,12). Il verbo con cui l'autore esorta a gioire (eyphraíno) si potrebbe rendere con "mangiare e bere al suon di musica", come nel caso del ricco Epulone (Lc 16,19); insomma una vera festa in cui non manca nulla, neanche l'allegria di suoni e danze. I cieli che sono invitati a essere i protagonisti di tali festeggiamenti ovviamente non sono le nuvole e l'aria, bensì coloro che già godono della libertà dall'accusatore. Per coloro che abitano sulla terra, dove ora il drago combatte la discendenza della Donna con grande furore, sapendo che gli rimane poco tempo (12,12-13), gli occhi che puntano il cielo ricevono un anticipo di quei festeggiamenti, un viatico di speranza. La festa già in corso nei cieli non si svolge in un "club esclusivo". Il cielo è la comunità dei salvati che festeggia la redenzione, in attesa che anche noi ci associamo alle celebrazioni.