«S
iate la strada. Respirate come la strada, siate perfino come la stessa strada».
Un verso nella parte conclusiva del dramma "La strada
", di Wole Soyinka, nigeriano, premio Nobel per la letteratura. La strada è una metafora potente e presente nella letteratura e nel cinema, poiché corrisponde a un mito inespresso: sulla strada percorri la tua via, verso una meta precisa, come il pellegrino, o l'ambasciatore, o il mercante. O verso un luogo ignoto, come capita all'emigrante o a chi parte alla ricerca di una terra sconosciuta. La strada è la traccia del nostro destino sulla terra, che s'incrocia con quella, invisibile, verticale, che mette in comunicazione con il cielo. Sulla strada Sauloè folgorato, sulla strada si rovescia il suo cammino. Essere strada, per noi, significa abbassarci al livello dei nostri passi, non isolarci dagli altri, non rinserrarci nella torre d'avorio dell'io. Ma nemmeno restare assiepati, confusi in una massa inerte e indolente: essere strada significa percepire un percorso, diventare strada è incorporare la nostra via. Sentirci in viaggio anche nelle pause di sosta, percepire il movimento incessante della nostra esperienza di vita anche nella quiete, nel riposo, nel silenzio. Sapere, sentire, che siamo sempre sulla strada e la strada è in noi.