Per diventare santi, essere per il mondo un riflesso della luce divina, non bastano le proprie forze, non serve diventare “eroi”, ma è necessario fare un’esperienza di comunità, vivere nelle relazioni quotidiane la presenza di Dio. È questa una delle lezioni che oggi ci sonsegna san Grato. La testimonianza di fede del patrono di Aosta, infatti, affonda la proprie radici nel famoso cenobio fondato da sant’Eusebio, a Vercelli, da dove, secondo la testimonianza di sant’Ambrogio provenivano molti dei vescovi dell’Italia settentrionale. Di certo Grato era un sacerdote, collaboratore di sant’Eustasio, primo vescovo di Aosta (precedentemente il territorio era parte della diocesi di Vercelli), per conto del quale Grato partecipò al Concilio provinciale di Milano del 451. Il frutto di quell’evento fu la lettera firmata anche da Grato e inviata a papa Leone I: un documento che condannava l’eresia del monofisismo sostenuta da Eutiche. Per la tradizione sia Eustasio che Grato erano di origine greca. Alla morte di Eustasio fu chiamato a succedergli come vescovo di Aosta il suo collaboratore Grato. Il culto del patrono di Aosta si radicò nella comunità locale in modo particolare tra il XII e il XIII secolo.
Altri santi. San Giovanni da Lodi, vescovo (XII sec.); beato Giovanni Mazzucconi, sacerdote (1826-1855).
Letture. Romano. 1Cor 4,6-15; Sal 144; Lc 6,1-5.
Ambrosiano. Dt 11,18-24; Sal 94 (95); Ef 2,11-18; Lc 17,20-21.
Bizantino. 1 Cor 2,6-9; Mt 10,37-11,1.
t.me/santoavvenire
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