ESSERE POETI
In italiano le due locuzioni «una povera vita» e «una vita povera» non sono necessariamente sinonimiche. La prima, infatti, denota un'esistenza squallida, senza significati e valori; la seconda uno stato forse di povertà materiale, ma anche di distacco ed essenzialità che può al suo interno ospitare pace, serenità, libertà. È su questa discriminante che possiamo costruire la nostra riflessione odierna, partendo dalla citazione di un poeta spesso evocato in questo nostro spazio meditativo, l'austriaco Rainer Maria Rilke (1875-1926).
Molti devono confessare di condurre una vita squallida, immersi come sono in azioni ripetitive e pesanti, in ambienti urbani desolati, in una società meschina e senza ideali. Costoro, anche quando staccano dal lavoro quotidiano e s'immettono in un orizzonte diverso e più affascinante, come può accadere in questi giorni di vacanza, in realtà
" dopo un primo sussulto " ritornano ad essere annoiati, a riprendere gli stessi gesti, a rivivere la costante monotonia. Questo avviene perché non si è abbastanza poeti, come dice Rilke, cioè capaci di creatività, di vitalità, di inventiva e di umanità. È con questa carica interiore che una «povera vita» insapore e incolore, condotta anche in «luoghi poveri e indifferenti», si può trasformare in una «vita povera» ma libera, fiduciosa, «fiorita», limpida e fin gioiosa.