Rubriche

Giuseppe. Essere padri significa anche insegnare a fare la pace

Matteo Liut martedì 19 marzo 2024
La paternità è una missione di pace, perché il gesto di cure e di custodia, che è la vocazione principale di ogni padre, è la radice della fratellanza: un’umanità che sa prendersi cura del prossimo è un’umanità che non fa la guerra. È un’umanità dove le persone non sono giudicate per il loro genere, la loro cultura o la loro religione, ma camminano assieme nel cuore della storia. La figura di san Giuseppe, sposo e papà, ci spinge a riflettere proprio sul senso profetico della paternità nel tempo di oggi: come egli si prese cura di Maria e di Gesù, così oggi chiunque viva una forma di paternità, ovvero di responsabilità e guida nei confronti di qualcun altro, è chiamato a essere custode del tesoro che gli è affidato. Così facendo egli è testimone di un Dio che vive nella storia e condivide gioie e sofferenze. Giuseppe nei racconti evangelici non è molto presente, eppure da sempre la sua eredità spirituale è particolarmente cara alla devozione popolare, che in lui scorge l’umiltà di chi porta avanti un compito altissimo e gravoso senza chiedere nulla per sé. Ecco allora il senso della paternità: cooperare con Dio per generare la vita attorno a noi. E così noi, come figli, sappiamo che nell’abbraccio sicuro di quel Padre possiamo trovare rifugio, accoglienza e protezione da tutte le intemperie della vita. Altri santi. San Giovanni, abate (VI sec.); beato Marcello Callo, laico martire (1921-1945). Letture. Romano. 2Sam 7,4-5.12-14.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24. Ambrosiano. Sir 44,23g-45,2a.3d-5d; Sal 15 (16); Eb 11,1-2.7-9.13a-c.39-12,2b; Mt 2,19-23. Bizantino. Aliturgico. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata