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Esser presuntuosi

Lorenzo Fazzini domenica 19 maggio 2024
Per troppo tempo il cristianesimo si è presentato come una modalità di guadagnarsi il paradiso nell’al di là, senza preoccuparsi della vita dell’al di qua. Dietrich Bonhoeffer, il celebre teologo evangelico impiccato per la sua opposizione al nazismo, scrisse che dobbiamo liberarci dall’idea di un Dio «tappabuchi», una divinità pensata come garanzia per quando le cose non vanno. Uno dei personaggi di Lila (Einaudi) di Marilynne Robinson, scrittrice americana di ampia eco internazionale, afferma qualcosa del genere: «Pensare all’inferno non mi aiuta a vivere come dovrei. Credo che questo valga per la maggior parte delle persone. E pensare che qualcun altro possa andare all’inferno mi sembra una cattiveria, un peccato molto grave. Perciò non voglio incoraggiare nessuno a ragionare così. Anche se non puoi pretendere di sapere nei singoli casi, resta comunque un problema pensare che la gente in generale possa andare all’inferno. Qualunque giudizio in questo senso è un atto di grande presunzione. E la presunzione è un peccato gravissimo». Del resto, proprio una “santa” del ‘900, Dorothy Day, giornalista e attivista americana, diventata credente da adulta, disse che non era giunta alla fede nei momenti di sconforto o di dolore, ma nei momenti in cui più era abitata dalla gioia. Perché, appunto, Dio non è un tappabuchi. © riproduzione riservata