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Esistere o funzionare?PaoloBenanti

Paolo Benanti giovedì 9 giugno 2022
Ispirati dai progressi nella modellazione linguistica su larga scala, i ricercatori di DeepMind, azienda inglese di intelligenza artificiale controllata dal 2014 da Alphabet, capofila di Google, hanno applicato un approccio analogo per la costruzione di un bot generalista. Il bot, chiamato Gato, è un passo verso un'intelligenza artificiale generale (GAI)? Cosa ci dice sulle AI? E sull'uomo? Gato funziona come una policy generalista multimodale, multi-task, multi-embodiment. La stessa rete neurale con gli stessi pesi può giocare ai videogame Atari, creare didascalie per immagini, rispondere nelle chat, ammucchiare scatole gestendo un braccio robotico e molto altro.
Siamo di fronte al primo passo per realizzare una intelligenza come quella umana? La risposta breve è no. Per almeno due motivi. Il primo riguarda la natura di queste macchine che di fatto riprendono la «macchina di Turing», una macchina ideale che manipola i dati contenuti su un nastro di lunghezza potenzialmente infinita, secondo un insieme prefissato di regole ben definite. In altre parole, si tratta di un modello astratto che definisce una macchina in grado di eseguire algoritmi e dotata di un nastro potenzialmente infinito su cui può leggere e/o scrivere dei simboli. In sintesi possiamo dire che la coscienza non è un problema Turing-computabile, e come tale non è replicabile da una macchina di Turing.
C'è poi un secondo motivo. L'intelligenza artificiale per John McCarthy è «la scienza e l'ingegneria per creare macchine intelligenti, in particolare programmi per computer intelligenti. È correlata al compito simile di utilizzare i computer per comprendere l'intelligenza umana, ma l'AI non deve limitarsi a metodi biologicamente osservabili». I prodigiosi risultati di previsione che ottengono queste macchine avvengono in una totale assenza di un modello causale di realtà ma in modalità associativa.
Gli strumenti che abbiamo realizzato lavorano su un flusso di dati – le osservazioni della realtà – a cui tentano di adattare una funzione matematica, come uno statistico che cerca di adattare una linea a un insieme di punti. Gato non è altro che uno strumento di questo tipo, molto, molto potente. Più che di una persona, è una emulazione della nostra capacità cerebrale di elaborare input esterni in schemi che possono sembrare coerenti.
Ma il cuore del mistero che siamo resta oltre e invisibile. Se capiamo come i sensi possano essere elaborati dal cervello, il "chi" li elabora, io e voi, è altrove. Se Gato è multifunzione, come l'area corticale dei sensi, non si avvicina neanche lontanamente a un soggetto umano né tantomeno a una persona.
Oggi neuroscienze e intelligenze artificiali si sfiorano e si toccano. Tuttavia la persona e il computer ancora distano qualitativamente distanze incolmabili: una esiste, l'altra funziona.