I documenti del tempo parlano di un uomo deforme, con gambe e braccia accartocciate che gli impedivano di camminare normalmente ma anche di trovare quiete quando stava disteso o si sistemava sulla sedia costruita apposta per lui. Ermanno di Reichenau, passato alla storia come Ermanno lo storpio, potrebbe essere descritto come la negazione della normalità. E in certo modo è vero, perché fu persona eccezionale. Affidato dalla famiglia a un monastero e divenuto egli stesso monaco, ha vissuto un'umanità rigogliosa dentro una fragilità evidente. Morì il 24 settembre 1054, la sua biografia parla di un uomo «piacevole, amichevole, conversevole, sempre ridente, tollerante, gaio». E quanto alle abilità, ne manifestò di speciali: scrisse una storia del mondo e trattati di astronomia, costruì astrolabi, marchingegni utilizzati per localizzare la posizione di pianeti e stelle e determinare le ore. Ci ha lasciato tutto questo, ma soprattutto ci ha lasciato musica e parole del “Salve Regina”, la preghiera alla Madonna entrata nella liturgia della Chiesa, invocazione alla madre di misericordia recitata da chi domanda l'energia per ripartire. Basti questo per essere grati al tesoro di sapienza custodito in quel corpo deforme, manifestazione misteriosa ed eloquente della potenza di Dio.